L’agente causale della peronospora della patata, il fungo Phytophtora infestans, nel contesto della pataticoltura viene ritenuta la malattia più temuta e quindi più osservata con un certo timore da parte dei produttori. Senza delle misure di lotta agronomiche è possibile ottenere, in base a delle indagini, ad una perdita di raccolto del 30 %. Ma con un lasso di tempo di due-tre settimane, accompagnato da un andamento climatico favorevole, può praticamente distruggere un intero campo di patate. Dato che i prodotti curativi dei fungicidi attualmente disponibili in commercio sono poco esaustivi, non possiamo aspettare che la malattia si manifesta come infezione primaria in campo. E’ vero che il clima gioca un ruolo fondamentale di cui noi non possiamo fare nulla, ma è anche vero che esistono degli accorgimenti tali da cercare di ridurre il più possibile la infezione nella prima fase del ciclo. Particolarmente elevate sono le perdite di qualità e quantità del prodotto, quando la malattia si evidenza con delle infezioni ai fusti. L’obiettivo principale nell’atto pratico deve essere quello di evitare il più possibile che il fungo entri in diretto contatto con la patata.

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La P. infestans è un parassita obbligato, questo significa che per sopravvivere necessita sempre della sua pianta ospite. Nel momento in cui non ci sono piante di patate in campo, al fungo non li rimane altro che insediarsi nel tubero come nuovo habitat. Spesso le infezioni ai tuberi sono sottoforma latente, ossia non sono visibili. Studi approfonditi hanno mostrato che il 10 % dei tuberi per la moltiplicazione sono infettati da questo fungo in maniera latente. Per la sopravvivenza del fungo è indispensabile sapere se si tratta di tuberi-semi appena trapiantati, oppure dei tuberi rimasti in campo durante la raccolta e poi diventati come pianta spontanea, oppure ancora come tuberi da scarto lasciati in abbandono sul campo. Se l’anno prossimo questi tuberi iniziano a germogliare, l’agente causale si sviluppa nei fusti verso l’alto è nascono così le infezioni primarie, cioè le infezioni lungo il fusto. Con un alto tasso di umidità nel terreno, si possono avere altre vie di infezioni. Infatti sotto queste condizioni avviene la formazione e la distribuzione delle zoospore flagellate, che tramite l’acqua vengono disperse e in questa maniera vengono infettate le piante limitrofe. In questi due casi si evidenziano i sintomi della infezione primaria abbastanza precoce. Tutte queste connessioni risultano chiare che, con un andamento primaverile poco piovoso e asciutto, l’infezione fungina è molto più bassa rispetto ad un annata piovosa. Ma anche il tipo di terreno ha la sua influenza su questa vicenda. Dato che i terreni sabbiosi tendono ad eliminare l’acqua in eccesso in maniera più repentina, il pericolo di una invasione della malattia è più contenuta rispetto in un terreno limoso o argilloso. Soprattutto in pericolo di infezione primaria sono quei contesti dove le precipitazioni sono abbondanti, così come l’acqua ristagnata nel terreno. Anche fattori come il vento e la pioggia favoriscono la diffusione delle spore, favorendo così la formazione di infezione secondaria, detta anche infezione fogliare.
Da un lato, l’eliminazione di patate spontanee e tuberi da scarto in campo contribuisce una valida misura preventiva. Dall’altro lato, si deve intervenire nella tempistica esatta con la lotta chimica. Questo deve avvenire una settimana prima della comparsa dei sintomi. Decisivo non è solo il tempo esatto di prevenzione, ma anche il tipo di prodotto utilizzato. Per ovviare allo sviluppo e diffusione della malattia, in annate praticamente umide, bisogna agire con dei prodotti endoterapici sistemici. I prodotti di copertura non sono adatte per le infezioni primarie, ossia le infezioni al fusto, poiché non sono in grado di penetrare all’interno di tale parte vegetale e quindi non hanno alcun effetto. In alcuni campi sperimentali della Baviera sono utilizzati dei prodotti concianti per la protezione contro le infezioni primarie della peronospora. I risultati mostrano che con l’applicazione dei prodotti concianti a base di rame si può avere una riduzione di tale forma di aggressione. Per questo i produttori che utilizzano questi prodotti per prevenire la formazione di marciume molle batterico (Pectobacterium spp.), hanno anche un effetto secondario contro la peronospora.

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La scelta ottimale del fungicida si basa sullo stadio vegetativo della pianta e sulla pressione della malattia. Come già accennato, il primo obbiettivo della lotta è quello di ridurre lo sviluppo del fungo che parte dal tubero infetto e si sviluppa lungo il fusto. Nel caso il rischio continua ancora a persistere, ad esempio a causa della continua umidità, è urgente intervenire con un secondo trattamento, che sia sempre di natura sistemica. Se nella prima applicazione è stato utilizzato un prodotto del gruppo dei fenilammidi, che a causa del loro alto rischio di resistenza, non possono essere utilizzati in modo consecutivo. Questo discorso vale anche quando sul campo sono presenti i primi segni del sintomo. Per ovviare a spiacevoli sorprese e comunque per garantire agli antiperonosporici una maggior efficienza possibile, i fungicidi con la stessa modalità d’azione, possono essere utilizzati al massimo solo un’altra volta. Il trattamento iniziale con un prodotto di contatto avviene soltanto quando l’infezione è molto bassa e con una andamento climatico asciutto.
Durante la piena fase vegetativa della patata, la pianta cresce così veloce che dopo un paio di giorni dal trattamento alcune parti vegetali risultano scoperte. Soprattutto durante un alta pressione della malattia le foglie non protette sono le parti più suscettibili. Sotto queste condizioni si raccomanda dei prodotti citotropici oppure translaminari. Questi preparati hanno la facoltà di penetrare nelle foglie e proteggere quest’ultime per una certo periodo di tempo, anche quando sono in continua crescita. Oltre tutto esiste anche una efficacia del fungicida, quando l’agente patogeno è già entrato nel tessuto, esplicando una azione protettiva e curativa. Bisogna sapere che questi prodotti hanno anche la capacità di bloccare l’infezione latente entro le 48 ore. Infezioni più durature oppure infezioni completamente asintomatiche non vengono più fermate da questi tipi di prodotti. La miglior efficienza curativa è data finora dal principio attivo Cimoxanil (CURZATE). Quest’ultimo si adatta bene negli interventi fitoiatrici di chiusura oppure in sinergismo con altri principi attivi come ad esempio Fluazinam (BANJO). In caso di un clima umido persistente, il trattamento deve essere ripreso dopo 4-6 giorni dall’ultima applicazione. Gli svantaggi dei prodotti contenenti il Cimoxanil riguardano la loro durata di azione, che dura 2-3 giorni in meno rispetto ad altri fungicidi. Se non si vogliono avere brutte sorprese durante una forte pressione della malattia, questo fattore deve essere osservato bene. Appena non esiste più una ulteriore crescita vegetativa, di solito a partire dopo la fioritura, anche i prodotti di contatto offrono una buona azione in presenza di media e altra pressione della malattia. Dato che il Mancozeb si distribuisce bene in presenza di rugiada, i prodotti contenenti dalle principio attivo possono utilizzati per un lungo periodo di tempo. Ma dall’altra parte una precipitazione può portare via rapidamente il prodotto in superficie, ovviando così la sua efficacia. Il Mancozeb possiede inoltre una efficacia contro l’alternariosi, che può risultare importante nelle varietà pataticole tardive o comunque sensibili a quest’altro fungo, soprattutto in quel lasso di tempo quando il clima si alterna tra pioggia ed elevate temperature. 1200x900f
Durante la fase di maturazione del tubero, e quindi l’ingrossamento di esso, non avviene più la crescita vegetativa. Le foglie sottostanti iniziano a diventare gialle. Le infezioni tardive al tubero, detta anche latente, è ormai in primo piano. In caso di osservazioni in campo è consigliabile ritornare sui prodotti di contatto. Anche senza nessun attacco da parte della malattia, è un vantaggio chiudere la sessione vegetativa della patata con questi tipi di fungicidi. Le spore si formano fino a quando c’è la presenza del materiale vegetale. Tramite il vento, la rugiada e le gocce di pioggia le spore arrivano nel terreno e vi permangono infettivi per circa 3 settimane. Durante la raccolta avviene la fase più critica: per avere una infezione con successo, le spore devono entrare in contatto diretto con il tubero; questo avviene grazie le ferite che avvengono sulla superficie del tubero durante la raccolta. Per questo motivo è ragionevole eseguire una essiccazione all’apparato vegetativo della patata, circa tre settimane prima della raccolta prevista, così da annientare l’eventuale patogeno ancora presente.
Phytophora infestans appartiene a quel gruppo di funghi che possono diventare facilmente resistente ai vari tipi di fungicidi. Il pericolo di tale fenomeno è tanto più alto tanto più spesso viene applicato lo stesso meccanismo d’azione. Per questo motivo, dopo massimo due applicazioni con lo stesso prodotto, dobbiamo cambiare gruppo chimico. Per questo motivo è indispensabile conoscere bene quali siano i prodotti commerciali che contengono lo stesso principio attivo oppure possiedono la stessa modalità di azione, evitando così la cosiddetta resistenza incrociata. Per quanto riguarda i prodotti di coperture come il rame oppure il Mancozeb, non è riscontrato nessun fenomeno di resistenza. I rischi di resistenza possono essere classificati in: basso, medio oppure alto; tale classificazione viene redatto dal FRAC. A differenza della peronospora della patata l’alternariosi, causata dall’agente patogeno Alternaria solani, svolge un ruolo poco significante. Sperimenti ufficiali hanno mostrato che praticamente le varietà tardive con un alto contenuto d’amido, associato con un clima asciutto e caldo, possono essere colpiti da questo fungo. Anche se in campi irrigati la presenza della malattia è più elevata, quando nella parte terminale del ciclo vegetativo la quantità di umidità relativa del terreno disponibile non è sufficiente. In generale entrambe le malattie non si possono controllare l’una con l’altro. La soluzione più attendibile ed economica per combattere entrambe le malattie, è l’utilizzo ci un antiperonsporico a base di Mancozeb, dato che quest’ultimo possiede dei buoni risultati contro questa malattia. Coloro che usano dei prodotti commerciali contenente una certa percentuale di questo principio attivo, hanno mostrato dei buon risultati nonostante l’alternaria era presente in maniera cospicua. Se nel caso contrario i prodotti che contengono delle sostanze attive contro l’alternaria risultano poco esaustivi, seguiti da una andamento climatico favorevole per il fungo, allora in questo caso si può intervenire con delle miscele specifiche come i nomi commerciali di Signum e Ortiva. L’efficacia migliore si ottiene somministrando questi prodotti al secondo, quarto, o addirittura al quinto-sesto trattamento anti peronosporico. Negli Stati Uniti si sono già osservati dei fenomeni di resistenza dell’alternariosi contro il gruppo delle strobilurine. Per questo motivo anche è consigliabile trattare con queste sostante anti-alternaria al massimo due volte, al fine di evitare ulteriori fenomeni di resistenza.

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Fonte: Kartoffelbau 05/2013 pag. 8-12

Autore: Michael Zellner