Nel 2010 in Germania è stato condotto un nuovo metodo di anti-germogliamento con il principio attivo idrazide maleica (ammesso anche in Italia sotto il nome commerciale di Fazor o Himalaya). Anziché trattare il prodotto durante la fase di conservazione, segue la distribuzione del principio attivo con dei apparecchi direttamente in campo. Nelle cipolle questo tipo di trattamento è applicato con successo da alcuni anni. L’idrazide maleica non serve solo per bloccare lo sviluppo dei germogli, ma anche quello di limitare la formazione di accrescimenti secondari, ossia tuberi malformati, oppure la lotta delle patate che diventano pianta infestante per la coltura che segue la rotazione successiva.

Il principio attivo viene assorbito dalle foglie, distribuito in maniera sistemica e poi, tramite i fasci vascolari, trasportato nel tubero. In quest’ultimo danneggia la sintesi degli acidi nucleici, donde la divisone cellulare nel tessuto meristematico viene inibita e così anche la successiva germinazione degli occhi. L’allungamento cellulare, però, delle cellule già formate, non vengono danneggiate. Dato che l’idrazide maleica inibisce la divisione cellulare, la sua applicazione non può essere in anticipo. Per le varietà di piccola pezzatura, l’80% dei tuberi devono avere un calibro di almeno 25-30 mm, mentre quelli di grossa pezzatura almeno 35-40 mm.

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Affinché l’idrazide maleica possa effettuare la sua efficacia, ossia farsi assorbire dall’apparato fogliare e arrivare nel tubero tramite la linfa dei vasi conduttori, le patate devono avere ancora per tre settimane un apparato fogliare rigoglioso. Questo lasso di tempo serve per il principio attivo ad arrivare nel tubero. Alcune foglie possono presentarsi ingiallite, ma comunque il resto deve essere verde e rigoglioso. Per questo motivo questo regolatore di ormoni deve essere applicato dopo la fioritura, circa tre settimane prima dell’essiccazione fogliare; ciò significa dalle tre alle cinque settimane prima della raccolta dei tuberi. Se la linfa viene bloccata, per esempio a causa delle elevate temperature, oppure le piante sono già troppo avanti con la maturazione, il principio attivo non può svolgere la sua azione come si deve.

I prodotti commerciali Itcan oppure Fazor (ciascuno con 600 g/kg di idrazide maleica) vengono consumati  in 5 kg/ha per 350-500 l/ha . Il prodotto Itcan viene venduto sottoforma di busta solubile in acqua. Per prevenire degli intasamenti dei filtri, si è mostrato conveniente, aprire la busta e versare la polvere in acqua. Il Fazor è invece un granulato anch’esso solubile in acqua, quindi di più facile utilizzazione. L’applicazione dell’idrazide maleica può avvenire sino a 25 °C. Con un tempo caldo e asciutto, gli interventi si effettuano nelle prime ore del mattino oppure in serata. Non devono essere effettuati degli interventi irrigui nelle prossime 24 ore dopo il trattamento, ovviamente le previsioni meteo devono essere controllate. Il fitoregolatore deve essere applicato da solo; aggiunte con altre sostanze come fungicidi, additivi o concimazioni fogliare hanno evidenziato dei problemi.

Nell’annata 2010-12 sono state effettuate dei test sull’azione di tale principio attivo. Come varietà è stata scelta la Annabelle, e sono state scelte alcune zone diverse tedesche. La temperature di immagazzinamento si aggira attorno ai 4 °C, solo in due posti la temperatura era di 8 °C. Il peso dei germogli, la loro lunghezza e il loro numeri sono stati determinati nell’anno successivo. Sono stati effettuate in numero e quantità differente le dosi, la modalità di applicazione, il consumo d’acqua, così anche la nuova versione liquida di Itcan. Il contenuto di idrazide maleica viene espresso in mg/kg di prodotto. I risultati mettono in mostra che l’effetto dell’Itcan è condizionato da molti fattori, per il quale è difficile dapprima stabilire quando è il momento giusto per l’applicazione. Nel 2010 sono state eseguite in maniera stretta le raccomandazioni imposte dalla casa produttrice, ciò significava che la coltura si doveva trovare pian piano in fase di maturazione, nella quale sono disponibili almeno 8 giorni di piena vegetazione verde. Questo periodo si è mostrato troppo tardivo, mentre il lasso di tempo di 8 giorni troppo breve. Difatti a causa delle elevate temperature e dei solchi praticamente asciutti, il fitoregolatore non ha avuto la possibilità di svolgere in tempo la sua azione, dall’altro canto  la varietà Annabelle andò troppo presto in maturazione. Per questo motivo, nell’anno 2011 le applicazioni si sono svolte prima. La coltura era in piena fase vegetativa e ancora in fase di crescita. Con questo motivo il principio attivo ha avuto la sua piena efficacia e sono così stati ottenuti dei risultati positivi. Solo in un posto, a causa dello slittamento di una settimana, l’idrazide maleica non ha completato il suo effetto. Nell’anno 2012 in due luoghi tedeschi, nel periodo di applicazione il tempo era più fresco, e l’umidità relativa era più elevata rispetto all’anno precedente. Anche se è stato assorbito meno principio attivo rispetto all’anno scorso, sono stati ottenuti sempre buoni risultati, quindi un minor contenuto in peso di germogli. Solo nello stesso luogo dell’anno scorso, a causa delle elevate temperature (27°C) e della bassa umidità relativa (35%), l’effetto del pa non era completo. Nell’anno 2011-12 sono state effettuate due prove con una temperatura di 8 °C anziché 4 °C. Mentre il peso dei germogliamento del lotto controllato ha avuto un aumento in peso, gli altri lotti con Itcan non hanno avuto una variazione nonostante l’aumento di temperatura.

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Il prodotto commerciale Itcan è stato applicato anche come variante Splitting in una dose di 2 x 2,5 kg/ha, a distanza di una settimana. Ma dato che è difficile trovare il periodo giusto con un solo trattamento, due periodi richiedono maggior attenzione e nello stesso tempo il rischio aumenta, soprattutto in base all’andamento climatico. Il fenomeno splitting porta talvolta ad una riduzione dell’efficacia. Per questo motivo in Vestfalia è sconsigliato tale tipo di applicazione. Inoltre, sotto le condizioni di rilascio, e stato testato la versione fluida di Itcan. Sono stati ottenuti buoni tassi di efficacia, dove anche qui sia il periodo di applicazione nonché la dose di applicazione hanno avuto un ruolo chiave. L’autorizzazione viene presumibilmente effettuato con 10-11 l/ha, questo corrisponde all’incirca dei 5 kg/ha della forma polverulenta. Con lo stesso contenuto di principio attivo sono stati ottenuti più o meno gli stessi risultati, anche se la forma liquida è più pratica, ossia più facilmente miscibile. Probabilmente sarà il prezzo a decidere, quale tipo di prodotto utilizzare.

In base al luogo di ricerca, nel 2010 con l’uso di Itcan è stato ottenuto un aumento della produzione del circa 12 %. Come motivo principale è da considerare la comune presenza di accrescimenti secondari nei tuberi. Grazie a tale formulato i sintomi si sono ridotti del 50 % e cosi aumentata la quota commerciale. Però è anche capitato che, a causa di una applicazione anticipata del prodotto, si ha avuto una riduzione della quantità di prodotto. Responsabile per questo fenomeno è nella difficoltà di trovare il periodo giusto di applicazione, questo significa, avere più o meno una coltura in fase vegetativa, con una dimensioni di tuberi tra i 25-30 mm, e delle condizioni atmosferiche idonee. Specialmente la varietà Annabelle durante il suo ciclo biologico può facilmente sfasare, e così anche il periodo di applicazione non corrisponde più.

Senza il principio attivo nel tubero non coesiste nessuna aziona, questo significa però che i residui devono essere assolutamente assenti. La quantità massima ammessa per l’idrazide maleica è di 50 mg/kg di peso del tubero. Secondo le fonti del produttori, devono essere presenti dai 6 ai 12 mg/kg di principio attivo, affinché possa espletare un azione esaustiva. Secondo gli studi è noto che i tuberi più grandi hanno un metabolismo più alto e quindi una maggior capacità di immagazzinare il prodotto rispetto a quelle più piccole. Dalla prova sono state analizzate i tuberi testati con il loro relativo contenuto di idrazide maleica. Come detto poco fa, i tuberi più grossi mostrarono la più alta percentuale del contenuto, mentre quelle più piccole ne possedevano di meno. Ma questi contenuti sono variabili in base al luogo di sperimentazione, arrivando a quasi 30 mg/ha. Le analisi sui residui sono stati posti anche con parametri diversi come dosi ridotte, il tempo di applicazione tardivo e la forma liquida. In effetti una riduzione del dosaggio oppure del trattamento tardivo, ha portato ad una riduzione del contenuto. Il principio attivo sul tubero comunque si degrada in maniera molto lenta. Durante la fase di immagazzinamento è stato misurato tale contenuto in una partita dal diametro di 50-60 mm, che si aggirava attorno 23 mg/kg. Durante l’uscita del magazzino, avvenuta mesi dopo, e stato nuovamente analizzato, avendo un contenuto di 19,6 mg/ha.

Sprout-guideline

I piccoli tuberi che durante la fase di raccolta oltrepassano il vaglio, cadono nel suolo e superato un inverno mite, per l’anno successivo possono diventare delle infestanti per le colture prossime. Per capire l’efficacia dell’idrazide maleica contro la patata nella veste da infestante, sono state prelevate una percentuale di tuberi di calibro diverso per essere piantati in fase sperimentale. In queste prove sono state ottenute delle differenze abbastanza notevoli tra i vari campioni. Mentre nei tuberi più piccoli, ossia < 35 mm, sono state scoperte molte piante in fase di emergenza; nei tuberi più grossi, ossia > 60 mm, non sono state rilevate delle piante emergenti. A causa del minor contenuto del principio attivo nei tuberi < 35 mm, l’effetto di Itcan è stato insufficiente. In altri campi sperimentali, indipendentemente dal calibro dei tuberi, sono stati applicati delle dose maggiori di idrazide maleica. Dal risultato si evince che quasi il 100% dei tuberi inferiori a 35 mm, non è riuscito a germogliare. Anche se i tuberi piccoli possiedono un ricambio più basso, in buone condizioni possono contenere una buona presenza del fitoregolatore ed esplicare una buona funzione. Si presume quindi che deve contenere almeno 6 mg/kg di idrazide maleica, affinché evidenzi dei risvolti positivi.

Le elevate temperature estive possono provocare stress alle piante e già la dormienza dei tuberi può essere interrotta in campo. Temperature superiori a 27 °C in campo per un paio di giorni possono disattivare completamente le sostanze inibitori. Una reazione simile si può avere nel tubero stesso, quando l’apparato fogliare soffre con temperature superiori a 32 °C. La conseguenza provoca una eccessiva proliferazione cellulare attorno agli occhi e alla parte posteriore del tubero, e quindi i famigerati accrescimenti secondari. Secondo studi recenti, il periodo ideale per l’uso di idrazide maleica contro l’accrescimento secondario è quando l’80-90 % dei tuberi possiedono dei germogli lunghi 5 mm, massimo fino a 10 mm. Con delle lunghezze superiori a 20 mm, già tale effetto si riduce.  Il tasso di efficacia, secondo le dichiarazioni delle case produttrici, quando i tuberi sono tra il 50-70 %. Per concludere, i tre anni di sperimentazione con l’idrazide maleica, hanno mostrato alla patata un nuovo ed efficiente prodotto, facile da usare contro il germogliamento anticipato, e la limitazione dello sviluppo della patata infestante e degli accrescimenti secondari. In condizioni favorevoli di applicazioni, ossia quando viene accumulato sufficiente quantità di principio attivo anche nei tuberi piccoli, vengono svolte degli effetti positivi nell’annata successiva. In primo luogo è importante osservare bene alcuni parametri, come per esempio le dimensioni del tubero, le condizioni del terreno, l’andamento climatico ecc; una volta analizzati questi parametri si decide se intervenire o meno con tale prodotto. Spesso le difficoltà entrano in gioco quando non si sa di preciso quanto intervenire, tanto che avvolte si interviene o troppo presto o troppo tardi. Difatti con una coltura avanzata, in prossimità di maturazione, non viene assorbito la quantità di principio attivo raccomandata, sfasando cosi l’efficacia. Trattamenti precoci invece portano a delle perdite di prodotto. La variante splitting non viene consigliato, ossia l’applicazione del prodotto frazionato, dato che è già difficile stabilire il periodo di una sola applicazione, quindi si immagina già in due periodi. Il prodotto non è sufficiente per le varietà che hanno una capacità di germogliamento precoce. Quindi entro la fine del ciclo si dovrebbe fare l’applicazione, e magari successivamente con Clorpropham. A causa dei problemi residuali, è inevitabile che prima di utilizzare tale prodotto, bisogna valutare bene la destinazione finale della patata.

accrescimenti secondari

 
Kartoffelbau 07/2013 pag. 12-17
Autore: Marianne Benker