I microelementi svolgono delle funzioni importanti nel ciclo colturale della patata. Difatti sono dei costituenti essenziali del tessuto vegetale. Mancando questi elementi, si possono riscontrare dei seri danni alla coltivazione. Per ogni pianta esistono circa 15-16 tipi diversi di elementi essenziali; ciò significa che non possono essere sostituiti con altri elementi. Per questo motivo è importante prendere delle considerazioni sui microelementi tanto quanto vengono effettuate sui macroelementi.I microelementi svolgono una serie di compiti all’interno di una pianta. Alcuni di questi elementi sono coinvolti nella costruzione dei tessuti vegetali, ad esempio il rame è responsabile della lignificazione. Migliore sarà l’apporto rameico, più stabile sarà la buccia della patata. Per la costruzione delle pareti cellulari il boro svolge un lavoro chiave. Difatti ha la capacità di creare dei reticoli di pectine sulle pareti cellulari. A differenza delle piante monocotiledoni, le piante dicotiledoni possiedono una quantità maggiore di pectine. Per questo alcune colture, tra cui appunto la patata, possiedono un fabbisogno più elevato in boro. In maniera indiretta i microelementi hanno un effetto positivo nei confronti della pressione cellulare. Ad esempio se una cellula assorbe delle sostanze osmotiche, come lo ione potassio, aumenta la pressione cellulare e così la cellula stessa diventa più stabile ed elastica. Anche lo ione nitrato è una sostanza osmotica, ma comporta oltre che un assorbimento idrico anche un aumento del volume cellulare. Questo provoca cellule instabile con un basso turgore cellulare. Alcuni elementi come per esempio il molibdeno, il ferro, il rame, il boro e il manganese sono principalmente indicati per la rimozione del nitrato. La rapida riduzione del nitrato migliora di contro il gusto e la conservabilità della patata.elementi-nutritivi-piante-450x590

Per l’attivazione di vari enzimi questi elementi risultano quindi indispensabili. Tramite una elevata radiazione solare possono insorgere dei radicali liberi che devono essere ridotti tramite la superossido dismutasi (SOD). La formazione di quest’ultimo enzima viene realizzato principalmente dal rame, zinco e manganese. Un approvvigionamento di questi componenti minerali riduce la depressione produttiva causata dall’eccessiva insolazione. Un altro enzima importante influenza la tolleranza nei confronti dell’erbicidi, ossia la citocromomonossigenasi (CytMoc). La costituzione di questo enzima viene approvata dal ferro e dal rame. Difatti le colture con carenze di questi due metalli sono più sensibili ai trattamenti erbicidi. Un altro enzima importante è l’ossidasi auxinica che inibisce l’allungamento cellulare e accelera in maniera indiretta la divisione cellulare. Soprattutto dopo la fase di emergenza e dopo la fase di tuberizzazione, è necessario una elevata divisione cellulare. Il manganese gioca un ruolo chiave in questo processo. In contrapposizione lo zinco e il boro sono responsabili della formazione delle auxine, ormoni promotori. Quindi questi due elementi sono avversari nei confronti del manganese. Le auxine sono indispensabili principalmente durante la fase di emergenza. Un apporto carente di boro o zinco porta ad un ritardo di sviluppo. L’apporto dei microelementi deve essere quindi seguito in base allo stadio fenologico della pianta.

Per effettuare un piano di concimazione con questa serie di ioni metallici è necessario conoscere le caratteristiche pedologiche del suolo. Infatti i microelementi vengono assorbiti dalla pianta tramite la capacità di scambio cationico. Si possono trovare sotto varie forme complesse, dai prodotti di precipitazione oppure essere inglobati in forme chimiche organiche o inorganiche.

  • Manganese (Mn): l’approvvigionamento del manganese è strettamente correlato dal valore del pH. In un terreno acido questo ione si trova sotto forma bivalente, quindi facilmente assimilabile per la pianta. In un terreno calcareo, invece, quindi a pH elevato, provoca una sorta di antagonismo e quindi il bloccaggio dell’elemento. La presenza di ossigeno provoca invece un ossidazione. Per questo motivo in terreni sciolti e fortemente aerati la disponibilità del manganese risulta limitata. Come catione il manganese viene adsorbito dal humus e dalla argilla. Come nel caso del potassio o dell’ammonio, sui minerali argillosi come l’illite e la caolinite può avvenire la fissazione del manganese. Quindi anche in terreni eccessivamente pesanti la disponibilità del metallo risulta limitata.
  • Rame (Cu): questo metallo è influenzato dalla presenza del humus, dove viene adsorbito e fissato. Con la presenza di humus a lunga durata il rame rimane fissato nel terreno. Durante la fase di scomposizione del humus lo ione rameico si libera. Quindi soprattutto in terreni umici questo metallo risulta limitato. Il rame possiede una bassa solubilità nell’acqua. Per questo motivo la disponibilità si riduce durante il periodo secco. Sia il rame che il manganese arrivano alla pianta tramite diffusione. Se questi elementi devono arrivare alla pianta, deve essere presente uno strato di acqua tra le radici. Soprattutto in terreni leggeri e di medio impasto la corrente diffusionale scorre a partire dal 40-45 % della capacità di campo.
  • Zinco (Zn): lo zinco in condizioni di pH elevato nel terreno viene fortemente legato dai gruppi scambiatori. Sui terreni sabbiosi a partire da un pH di 5,8 la disponibilità si riduce. Questo metallo si trova nel terreno sottoforma di fosfato di zinco. Quindi elevate concentrazioni di fosfati nel terreno bloccano la disponibilità dello zinco. La radice stessa deve arrivare ad attingere ai rifornimenti dei fosfati. Se la crescita radicale risulta inibita inseguito al freddo, caldo oppure carenze di altri minerali, allora anche la disponibilità dello zinco sarà ridotta.
  • Ferro (Fe): questo metallo si trova nel terreno sottoforma legata. Tra di essi ricordiamo i fosfati di ferro e gli ossidi di ferro. Di solito il contenuto di ferro nei suoli agrari è abbastanza elevato. La disponibilità viene influenzata dall’attività radicale. La radice deve dapprima chelatizzare il ferro prima di poterlo assorbire. Qui è necessario una intensa attività radicale. Anche in questo caso, se lo sviluppo radicale è limitato a causa di fattori esterni, anche l’assorbimento del ferro sarà ristretto. In elevate concentrazioni di calcare nel terreno la disponibilità del ferro risulta peggiorata. Soprattutto in questi tipi di terreno, con andamento climatico freddo e uggioso, si manifesta spesso la clorosi ferrica.
  • Molibdeno (Mo): rappresenta il microelemento in minor quantità. A differenza degli altri elementi, il molibdeno aumenta la sua disponibilità con l’aumentare del pH. In terreni acidi il rischio di carenza è il più elevato. Nella pratica il molibdeno entra spesso in competizione con lo zolfo. Quindi anche con pH elevato la disponibilità di questo metallo può essere limitato. A partire da un apporto di zolfo superiore ai 30 kg/ha si deve procedere con una concimazione di questo microelemento.
  • Boro (B): un altro anione è rappresentato dal boro; questo ultimo può essere adsorbito dai colloidi argillosi e umici. La solubilità di questo elemento si riduce con l’aumento del pH nel terreno. Viceversa in terreni acidi, nella soluzione circolante la quantità borica è abbondante, ma, nello stesso tempo, è facilmente dilavabile. Per questo nei terreni acidi in condizioni umide oppure fortemente irrigati la disponibilità di questo microelemento è limitata. Nei periodi di asciutta si formano invece i cosiddetti poliborati, che mantengono più o meno costante la presenza di boro nella soluzione circolante. Questi complessi liberano lo ione borico solo in presenza di umidità. Il boro viene assorbito dalla pianta principalmente per flusso di massa. (immagine carenza di boro)

B

Prima di realizzare un piano di concimazione è bene riconoscere i problemi che si verificano nel terreno. Le concimazioni fogliari standard portano solo a dei risultati minimi. A causa di vari cambiamenti sulla pianta e sul terreno, un errata distribuzione può portare a degli effetti negativi sul prodotto finale. Un analisi del terreno potrebbe dare una prima indicazione. Se un elemento nel suolo si trova a basse concentrazioni, ovviamente alla coltura arriva ben poco. Di più un analisi del terreno non ci può aiutare. Nei microelementi la quantità gioca un ruolo importante. Con valori di pH elevati, elevate concentrazioni umiche ecc., i singoli elementi vengono fissati dai colloidi e nonostante l’elevata disponibilità nel terreno non giungono mai alla pianta. Meglio allora procedere con un analisi visiva direttamente sulla pianta. Difatti dalla foglia si possono comprendere le attuali condizioni. Una valutazione del tubero riassume l’intero piano di concimazione. Quest’ultima analisi serve per la prossima stagione colturale.

Se viene sospettato la carenza di un microelemento bisogna eseguire ovviamente una concimazione. A causa del fabbisogno limitato è sufficiente anche una concimazione fogliare. Tramite questa procedura viene attivata la maggior presenza di microelementi. All’interno della foglia qualsiasi elemento può svolgere la sua normale funzione, la scomposizione del nitrato, l’attivazione degli enzimi e la gestione degli ormoni vegetali. Ma se si parla di stabilità del tubero, questi elementi devono essere trasportati verso quest’ultimo organo. Qui si riscontra un problema con il boro. Come già accennato il boro viene assorbito tramite il flusso di massa. Quindi si sposta nelle foglie più grandi e vecchie dell’apparato fogliare. Le concentrazioni più basse si trovano nelle foglie più giovani. Solamente di notte viene trasportato nel tubero. Il boro che viene distribuito tramite una concimazione fogliare rimane sulla foglia. Solo la parte che gocciola dal trattamento riesce a penetrare nel terreno e raggiungere il tubero. Però c’è da attenzionare la sua lenta efficacia durante la fase di assorbimento da parte della foglia.

In momenti di forte carenza nutritiva bisogna procedere rapidamente con una concimazione fogliare. Ossidi e idrossidi sono troppo lenti per svolgere la loro piena funzione. Anche fungicidi a base di manganese, rame e zinco non possono mettere a rimedio qualche carenza minerale. Di contro solfati, chelati e nitrati possiedono un azione più rapida. Alcune misure preventive devono essere applicate in base allo stadio fenologico della pianta. Ad esempio dato che il manganese stimola in maniera indiretta la sintesi della citochinia, è contro produttivo apportare questo elemento durante la fase di tuberizzazione e di maturazione. Oppure il boro e lo zinco, che sono due elementi che stimolano la produzione di auxine, non possono essere applicate durante la fase di emergenza e di crescita vegetativa. Carenze nel tubero seme possono essere ridotte con una concia. Soprattutto una carenza rameica può ridurre la tolleranza nei confronti degli erbicidi.

 selection-page-001
 
Kartoffelbau 04/2014 pag. 36-39
Autore: Karl Groeschl