La dorifora della patata possiede oggigiorno una diffusione quasi mondiale. Il suo luogo di origine è lo stato federale americano Colorado, dove fu scoperta e descritta per la prima volta nel 1811 con il nome scientifico Leptinotarsa decemlineata. La pianta d’ospite di allora era una solanacea spinosa affine alla nostra comune patata, Solanum rostratum. Tramite l’arrivo dei primi migranti europei in Colorado, che iniziarono a coltivare la patata, il coleottero si spostò sulla nuova pianta ospite. Nel 1859 viene documentato nello stato del Nebraska la prima riproduzione massale in un campo di patate. In Europa, l’insetto fu avvistato per la prima volta nel 1877. Durante gli anni 30 del secolo scorso, sono stati creati i primi comitati di difesa contro questo fitofago sul nostro continente. La diffusione venne rallentata, ma nel dopoguerra la dorifora si trovò praticamente in quasi tutta l’Europa.

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La dorifora della patata è una specie appartenente alla famiglia delle crisomelidi. Essa sopravvive durante il periodo invernale sottoforma di adulto a circa 20-50 cm di profondità nel terreno. La prima comparsa visiva dipende dalla temperatura del suolo. Quando le temperature oscillano tra gli 11-14 °C, inizia la fuoriuscita di massa dei coleotteri. In base all’andamento climatico, la dorifora appare più o meno dopo l’emergenza della patata. Dopo un attività divoratoria di circa 2-3 settimane sulle foglie della patata, avviene la riproduzione. Le femmine feconde depongo dalle 600-800 uova color giallo-arancio in gruppi di 10-50 unità sotto la pagina fogliare della patata. Da queste uova fuoriescono dopo 7-14 giorni di incubazione le larve, che per diventare adulte susseguono quattro stadi larvali (L1-L4). Sia gli adulti che le larve arrecano danni trofici sui bordi dell’apparato fogliare della patata che, senza nessuna lotta, porta alla completa defogliazione. Ovviamente questo fenomeno causa una notevole riduzione di produzione. Gli adulti consumano in media 10 cm2 di superficie fogliare al giorno. Le larve invece riescono a divorare, fino alla fase di impupamento, fino a 40 cm2 al giorno. I principali danni sono causati dalle larve di terzo e quarto stadio. Lo sviluppo da uovo fino adulto dipende molto dalla temperatura e può variare dai 14 fino ai 58 giorni. Inverni miti favoriscono una maggior possibilità di sopravvivenza agli adulti. Tramite un allungamento del periodo vegetativo con inverni miti, la dorifora può compiere due anziché una generazione all’anno.
Per evitare notevoli perdite economiche nella pataticoltura, nei contesti convenzionali bisogna applicare degli insetticidi specifici quando viene raggiunta una certa soglia di intervento. In letteratura questa soglia può essere interpretata in maniera diversa, ad esempio 15 larve per pianta oppure il 20 % dell’apparato fogliare danneggiato, oppure ancora oltre 10 adulti per pianta e così via. Fino alla fioritura avviene un intervento fitoiatrico se tre piante su venticinque presentano queste infestazioni; dopo la fioritura la soglia di intervento si sposta verso cinque piante su venticinque. Perdite di verde fogliare di oltre il 10 % prima ancora della chiusura della fila possono provocare delle perdite più gravi.

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Il momento più indicativo per la lotta contro la dorifora sono le larve di primo e secondo stadio. In questo caso è consigliabile controllare di continuo i campi di patate dopo l’emergenza delle piante. Se l’infestazione viene riconosciuta in largo anticipo, è sufficiente un trattamento lungo i bordi. In Germania è stato realizzato un modello di prognosi chiamato Simplep3, che stima lo sviluppo della popolazione dell’insetto e quindi le prime comparse degli adulti e delle larve. Gli adulti compaiono in base alla temperatura, di solito in piena primavera, e da li in poi iniziano a colonizzare i campi di patate. Un attacco anticipato avviene di solito quando nelle vicinanze sono state coltivate patate l’anno precedente. Si consiglia di tenere ben distanti i campi gli uni dagli altri. Anche le patate che fungono da infestanti, quindi da serbatoi di infestazione per la dorifora, devono essere eliminati nella rotazione. Negli anni passati si è visto un aumento della popolazione nel nostro continente, questo grazie al continuo aumento delle temperatura e quindi all’allungarsi del ciclo biologico del fitofago. La lunga lotta chimica ha portato in passato a fenomeni di resistenza, basti pensare al DDT negli anni 50, ai carbammati e agli esteri fosforici negli anni 90, fino a oggigiorno alla resistenza dei piretroidi. Con il rilascio di nuovi insetticidi appartenenti al gruppo dei neonicotinoidi, finora non si sono verificati dei fenomeni di resistenza. In questo caso si può eseguire un congruo piano di lotta. I neonicotinoidi possono agire sia per contato che per ingestione, ma possono essere assorbiti dalle radici e trasportate verso le foglie. Quindi in questo caso possono essere utilizzati come prodotto conciante nei tuberi semi, per la lotta contro le larve di primo stadio.
Per evitare fenomeni di resistenza nei confronti dei neonicotineoidi sono stati realizzati in seguito delle strategie e messe all’atto pratico. Ad esempio se già durante la concia del tubero seme è stato utilizzato un neonicotinoide, gli altri due trattamenti chimici devono essere realizzati con un insetticida di una altro gruppo. Al massimo seguire due trattamenti con neonicotinoidi, interrotti però con un principio attivo in un altro gruppo chimico. Se non c’è stato nessuna concia al tubero seme, allora possono eseguire fino a tre trattamenti con neonicotinoidi, interrotti anch’essi con altri principi attivi di altri gruppi chimici. Nelle regioni dove si sono verificati fenomeni di resistenza dei Piretroidi, è meglio non agire su questi principi attivi. Da osservare delle esigenze di applicazione su alcuni formulati commerciali per quanto riguarda la temperatura. Difatti alcuni di essi perdono la loro efficacia di azione in caso di temperature troppo elevate. Alcune osservazioni sono giuste da prendere in considerazione:
– Osservare la soglia di intervento, onde evitare inutile spreco di insetticida
– Trattare principalmente allo sviluppo delle larve di primo e secondo stadio
– Utilizzare una buona dose d’acqua, circa 300-400 l/ha
– Applicare le dosi piene prescritte in etichetta, onde evitare fenomeni di resistenza
– Alternare vari principi attivi, avendo la possibilità di utilizzare un gruppo di principi attivi per stagione

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Nella pataticoltura biologica la dorifora della patata può diventare un fattore alquanto pericoloso, dato che ovviamente gli insetticidi non sono ammessi. Già la scelta del contesto pedoclimatico può dare una piccola indicazione. Se un campo di patate dell’anno scorso si trova a oltre 400 m dell’attuale campo, allora il rischio di infestazione sarà più limitato. Anche in questo caso bisogna agire con una serie di lotte preventive. Su piccole superfici si consiglia di raccogliere gli insetti ed eliminarli. Nelle realtà del nord Europa si trovano dei raccoglitori pneumatici meccanici con un recipiente atte alla raccolta della dorifora. Con una macchina a sei fila viene raggiunga una capacità di lavoro di circa 1 ha/h. Questo raccoglitore è indicativo per le dorifore adulte, mentre le larve sono maggiormente aderenti alla pianta e quindi vengono raccolte in minor quantità. Durante il passaggio del macchinario si riscontra una rottura delle parti verdi della patata, inoltre vengono asportate via alcuni insetti utili al nostro agro ecosistema, tra cui le coccinelle.

Sempre in agricoltura biologica possono essere utilizzati alcuni prodotti di origini naturale contro la dorifora, tra di essi ricordiamo un principio attivo estratto da una pianta tropicale , il Neem, preparati batterici ottenuti dal famoso batterio Bacillus thuringiensis, oppure il prodotto ricavato dagli attinomiceti Spinosad. Mentre i primi due prodotti sono ormai affermati da anni sul nostro mercato, meno conosciuto è invece lo Spinosad. Quest’ultimo è anch’esso un prodotto naturale ricavato sempre da un batterio. Agisce in maniera rapida, entro un paio d’ore, dipende dalla temperatura ed ha un azione di contatto e di ingestione. Anche in agricoltura biologica questi prodotti appena elencati sono da applicare durante i primi stadi larvali della dorifora.

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Fonte: Kartoffelbau 05/2015 pag. 24-27
Autore: Wolfdieter Kuerzinger