Contro la lotta agli afidi, accanto ad una serie di misure preventive, la lotta principale si basa sull’utilizzo di specifici insetticidi, denominati anche aficidi. Nonostante l’utilizzo di tali prodotti, sia come conciante che come trattamento fitoiatrico, può comunque diffondersi il virus PVY. Questo non ci meraviglia, dato che gli insetticidi rilasciati hanno solo un efficacia parziale a causa della modalità di trasmissione in maniera non persistente. Le cause si fondano sulla biologia dell’insetto e sulle varie modalità d’azione degli insetticidi.
Gli afidi non svolgono una importanza come fitomizi, ossia come succhiatori di linfa. Più temuto è invece la loro facoltà di trasmettere dei virus potenzialmente molto pericolosi. La maggior parte dei virus che affligge la patata vengono proprio trasmesse dagli afidi; tra di essi ricordiamo il PVY, il PLRV, il PVS, il PVM e il PVA. L’afide di maggior importanza è l’afide verde del pesco Myzus persicae, che può trasmettere tutti i tipi di virus appena elencati. Altri afidi che infestano la patata come pianta ospite abbiamo: Aphis fabae, Aphis nasturtii, Aphis frangulae e Macrosiphium euphorbiae. Il PYV viene considerato a livello mondiale la malattia virale più pericolosa. Oltre alle specie afidiche appena citate, esistono altre 23 specie che riescono a diffondere questo virus. Anche se gli afidi che hanno come pianta ospite la patata sono meno pericolose perché non cambiano rapidamente pianta e quindi la trasmissione risulta più contenuta. Altre specie come Brachycaudus helichrysi e Acyrthosiphon pisum, invece sono alla continua ricerca di piane ospiti adatte, causando maggior danno. Di solito con questi afidi si manifestano le infezioni precoci. La distribuzione del virus in un campo dipende dalla modalità di distribuzione, che a sua volta ha una influenza nella lotta chimica contro tali insetti. Distinguiamo due tipi di trasmissione: persistente e non persistente. Il PLRV viene trasmesso in maniera persistente. Questo significa che gli afidi che hanno assunto il virus, lo rilasciano nuovamente dopo 2-3 giorni su altre piante ospiti. Questo ritardo avviene perché il virus dapprima passa attraverso il sistema digerente dell’insetto e poi ritorna nelle ghiandole salivari. Per questo motivo l’afide rimane per un lungo periodo infettivo. Le punture di prova brevi non portano all’assunzione del virus. I virus PYV, PVA, PVM, e PVS vengono trasmessi in maniera non persistente. Per l’assunzione di tali virus sono sufficienti una trentina di secondi, ma anche una semplice puntura di prova può essere sufficiente. Così come l’insetto può rilasciare il virus dopo altri trenta secondi, anche se la trasmissione può avvenire fino a 24 ore. Questa modalità di diffusione porta ad una rapida e veloce diffusione della malattia in campo, soprattutto se si tratta di individui alati.

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Gli afidi che fungono da vettori di virus nella patata, solitamente possiedono due tipi di piante ospiti: una piante ospite legnosa durante il periodo invernale e una piante ospite erbacea durante la stagione estiva. Quest’ultime vengono ricercate dagli afidi alati verso la fine della primavera e l’inizio dell’estate. La ricerca è avvolte indiscriminata tanto che gli insetti vanno alla ricerca della pianta gradita fino a quando non l’hanno trovata. Da qui in poi inizia la fase di colonizzazione della pianta ospite. Questo comportamento spiega l’adattamento per essere un vero vettore di virus. Con la fine dei voli inizia sempre sulla pianta ospite la moltiplicazione di afidi atteri, ossia senza ali, che quindi non hanno capacità migratorie. Per eccessiva sovrapopolazione oppure carenza di linfa, si formano gli afidi alati che iniziano la ricerca di altre piante ospiti da infettare. Tale volo viene definito volo estivo, legato ovviamente alla stagione. In piena estate si ha una riduzione del numero di popolazione a causa delle alte temperature e della riduzione dei nutrienti nella linfa. Talvolta anche i nemici naturali contribuiscono alla riduzione della popolazione in estate. Con l’arrivo dell’autunno le forme alate ritornano nell’ospite primario, di solito una pianta arborea o arbustiva. Nel caso di inverni miti, alcune specie afidiche riescono a sopravvivere anche a questa stagione. Le forme alate iniziano a volare in maniera anticipata e comportano così un rischio ulteriore per la diffusione della malattia. Difatti possono infestare la patata durante la fase di emergenza e possono trasmettere così le particelle del PVY.I virus trasmissibili in maniera persistente (PLRV) possono sopravvivere quando le temperature invernali sono miti, dato che i vettori sopravvivono anche essi per un paio di mesi. Per i virus che vengono trasmessi in maniera non persistente (PVY) non coesiste questo tipo di permanenza in inverno. Le temperature fresche possono portare ad una maggior durata del virus, ma gli afidi d’altro conto perderebbero la loro infettività entro massimo una decina di giorni. Una linea di correlazione tra il volo degli afidi e l’infezione virale nella coltura non avviene, dato che il danno è condizionato da diversi fattori tra di essi acquisizione dell’infettività del vettore, il grado di nutrimento della pianta ospite, l’andamento climatico e la resistenza varietale. In fattore importante lo gioca la selezione dei tuberi seme. Dipendente dalla modalità di trasmissione, l’efficacia di una lotta diretta risulta contestata perché i virus non persistenti (PVY) all’interno dell’afide non hanno un tempo di latenza e gli insetticidi rilasciati agiscono in maniera troppo lenta. Questo significa, che le particelle virali assunte dall’insetto possono essere riversate nuovamente entro un paio di secondi, prima ancora che possa venir abbattuto il vettore.
Alcuni principi attivi sono del tutto indicati per la lotta contro i vettori, sebbene non come in prima linea sugli effetti di eliminazione. Nei decenni passati si parlava dell’utilizzo di piretroidi sintetici. Dato che fungono come prodotti da contatto e gli afidi celati non vengono colpiti, deve essere escogitato un’altra modalità per isolare la trasmissione del virus. Ai piretroidi viene aggiunto una sostanza repellente, che tiene lontano gli afidi dalle punture di prova e della colonizzazione. Ad esempio principio attivi usati contro gli afidi come Esfenvalerat oppure Lambda-cialotrina appartengono al gruppo dei piretroidi. In base alle analisi ci sono dei risultati differenti, alcuni prodotti esercitano un forte potere deterrente verso gli afidi, altri invece provocano una stimolazione agli afidi di trasmettere la malattia. Anche il caso dei neonicotinoidi, come ad esempio l’Imidacloprid, risulta contestato. Dato che quest’ultimo principio attivo possiede una lenta degradazione nella pianta, la sua persistenza è più lunga. In questa caso la popolazione presente si isola. La sostanza attiva viene assorbito dalla pianta e traslocato all’interno, avendo così un effetto endoterapico. L’afide durante la suzione, aspira pure il principio attivo e può iniziare una nuova infezione. I primi effetti di avvelenamento sull’afide si osservano dopo 10-15 minuti, ma in questo lasso di tempo possono susseguirsi altre infezioni. La trasmissione dei virus non persistenti in primavera risulta praticamente inevitabile, dato che l’insetto durante la puntura d’assaggio non arriva nel floema e quindi non preleva nessuna linfa. Da qui segue che alcuni insetticidi utilizzati specificamente contro la lotta di danni da suzione, non possono essere sostituiti con gli insetticidi creati per la lotta contro i vettori di virus. Un alternativa potrebbe essere l’uso di oli minerali. Quest’ultimi riducono l’attività alimentare degli afidi e di conseguentemente la percentuale di trasmissione. Da un punto di visto scientifico si è visto che contro la lotta degli afidi vettori bisogna adottare degli insetticidi a lento effetto, che impediscono il volo degli individui alati e che bloccano gli insetti sulla foglia.

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Mentre in un campo di patate destinate alla coltivazione di tuberi seme, l’utilizzo degli insettici durante tutto il ciclo biologico è indispensabile, nel caso di produzione da consumo o da industria l’uso di tali prodotti chimici si applica quando si super la soglia di danno (500 afidi su 100 foglie). La formazione di melata deve essere evitata, dato che attira le api e quindi, per via legale, non possono essere utilizzati gli aficidi sopraccitati perché tossici anche per gli insetti utili. La formazione di melata si forma con un numero tra 300-500 afidi su 100 foglie. Nei campi per il tubero seme si interviene in maniera preventiva con la concia dei tuberi, a base di neonicotinoidi Imidacloprid oppure Clothianidin. Per la loro buona efficacia, viene valutata oltre l’effetto di eliminazione degli afidi anche una ulteriore resistenza della pianta. Però questa misura non può essere applicata durante la stagione dei voli, dato che la concia non evita le punture d’assaggio. Le punture di prova e la colonizzazione degli insetti sono differenti l’uno dall’altro tra i voli primaverili con quelli estivi. Per questo motivo vengono consigliati dei prodotti chimici diversi da applicare in base allo stadio fenologico della coltura. Per evitare una infestazione dal volo primaverile, deve essere applicato un contatticida ad azione repellente quando almeno il 30 % delle piantine è emerso. La formulazione del prodotto è tale che l’effetto repellente risulta importante. Anche se questi prodotti vengono usati durante i voli primaverili, seguiti da trattamenti fitoiatrici settimanali, la trasmissione dei virus può solamente essere ridotta ma non eliminata. I prodotti sistemici, agiscono facendo morire l’insetto e vengono consigliati quando la coltura ha raggiunto una certa altezza, evitando la colonizzazione e ulteriore diffusione degli afidi. Nei periodi più caldi i prodotti sistemici vengono parzialmente assorbiti e quindi distribuiti all’interno della pianta in maniera non uniforme. Durante la fase della stabilizzazione, gli afidi nascosti possono essere colpiti da un prodotto sistemico e translaminare, tra cui la sostanza attiva Flonicamid. Per evitare l’arrivo degli afidi alati con i voli estivi, vengono consigliati una serie di trattamenti con i piretroidi.
Nella coltivazione della patata da consumo la lotto contro gli afidi deve essere associata in maniera tempestiva assieme alla lotta contro la dorifora. Anche in questo caso vengono consigliati dei prodotti sistemici. Dato che una lotta diretta contro gli afidi porta ad un successo parziale, le condizioni principali sono rappresentate da misure preventive, che ruotano attorno allo stato igenico-sanitario del tubero-seme. Tra questi provvedimenti ricordiamo:

  • l’utilizzo di tuberi-seme riconosciuti;
  • la preferenza di varietà resistenti ai virus;
  • impiantare i tuberi-seme in periodo anticipato;
  • accurata selezione di tutte le piante sospette nei campi di moltiplicazione;
  • eliminazione di patate spontanee dell’annata precedente;
  • la presenza di infestanti da controllare, essi fungono da serbatoi di inoculo;
  • utilizzare nella rotazione colture che non sono piante ospiti (grano, soia ecc);
  • grandi distanze degli appezzamenti tra campi di moltiplicazione e da consumo;
  • lotta intensiva contro gli afidi a partire dai voli;
  • essiccazione della parte epigea della patata, per interrompere la circolazione del virus;
  • impedire la formazione dei rigetti nella coltura poiché altamente suscettibili;
  • concimazione azotata limitata, dato che gli afidi cercano piante ricche di azoto organico;
  • nel contesto biologico, usare tuberi pregermogliati e pacciamare con la paglia.

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Fonte: Kartoffelbau 5/2010 pag. 192-195
Autore: Sabine Fabich