Per la pataticoltura della UE potrebbe diventare un grosso problema l’introduzione accidentale del coleottero del genere Epitrix, chiamato in italiano scarabeo o pulce (in maniera erronea) della patata. Il parassita è arrivato nel nostro continente approdando in Portogallo e nel nord delle Spagna. Con delle immediate misure preventive, dedotte dalla commissione europea, si deve cercare di impedire la diffusione di tale fitofago, tanto che da essere inserito nella lista A1 come organismo da quarantena. La patata, che rappresenta per noi una grande fonte di nutrizione in tutto il mondo, è assalita da una molteplicità di agenti biotici dannosi. Tanti di questi organismi sono proprio originari della stessa zona della patata, tra di essi ricordiamo la peronospora e la dorifora. Altri invece sono delimitate in delle zone specifiche di alcuni paesi e sottostanno a delle severe regole di quarantena. Tra di essi ricordiamo il marciume anulare batterico, l’avvizzimento batterico e il viroide PSTV.
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Gli scarabei della patata del genere Epitrix erano conosciuti solo nelle zone pataticole americane. Tra le specie di maggior interesse ricordiamo: E. cucumeris, E. similaris, E. subcrinita e E. tuberis. Essi vengono dalle zone statunitensi e canadesi differenti, tanto che le specie citate si sovrappongono tra di loro e, conseguentemente, una differenziazione specifica a causa della estrema uguaglianza risulta molto difficile. Come pianta ospite prediligono principalmente la patata, ma attaccano anche altre colture della stessa famiglia come pomodoro, melanzana e tabacco, altre specie solanacee spontanee o ornamentali, e per finire, alcune specie di chenopodiacee e cucurbitacee (in quest’ultime non riescono a riprodursi). I danni vengono osservati sia nella parte aerea che sotterranea. Sulle foglie causano dei piccoli fori sparsi nella parte superiore delle foglie. I danni principali avvengono però nel tubero che vengono causati dalle larve, poiché scavano delle mine visibili sotto la buccia. In base alla specie di Epitrix, tali fori possono arrivare ai tessuti del tubero, come nel caso di E. tuberis. I danni causati dalle larve provocano una perdita qualitativa del prodotto, soprattutto per l’industria di trasformazione.

Il ciclo biologico dei scarabei della patata parte dagli adulti, che svernano dal terreno dei strati più superficiali oppure dai residui vegetali dell’annata precedente. Dopo una prima fase di alimentazione fogliare, avviene l’accoppiamento e la deposizione delle uova nello strato superficiale del suolo vicino alla pianta ospite. Dopo 3-14 giorni avviene la schiusa e fuoriescono le larve, lunghe 12 mm di color bianco e dalla forma slanciata, che si attaccano alle radici e ai tuberi della patata. La fase di pupa avviene dopo 2-4 settimane nelle vicinanze del tubero e, dopo altri 4-10 giorni, avviene la fuoriuscita degli adulti. In base alla specie, riescono a compiere sino a 3 generazioni l’anno. Gli adulti sono lunghi 1,5 fino a 2 mm e si muovo con dei balzi in avanti, cosa che comporta una lenta diffusione. La deportazione su lunghe distanze avviene in primo luogo con i tuberi colpiti, che provengono dalle zone infestate, dove il parassita si insidia nelle particelle terrose aderenti al tubero. Su tale veicolo possono essere presenti gli adulti, le larve a anche le pupe. Accanto ai tuberi di patata, possono essere soggette anche le radici di altre specie delle solanacee, ma il rischio è molto più basso.

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Dal 1979 è risaputo la presenza di tale fitofago sulle isole Azzorre. Sulla terraferma portoghese sono stati osservati i danni a partire dal 2004, quando sono state designate le specie E. cucumeris e E. similaris. In quel lasso di tempo si sono riusciti a diffondersi nella zona centrale e nord ovest del Portogallo, tanto che l’autorità fitosanitaria portoghese non riuscì in tempo a prendere le misure preventive per frenare le pullulazioni. Un’altra documentazione della specie E. similaris avviene nel 2008 in Galizia, Spagna, dove viene segnalata in alcune comunità locali. Per questa importazione accidentale in Spagna, si presume che il fitofago sia arrivato dalle zone meridionali portoghesi.
Nel 2010 l’EPPO, ossia l’organizzazione europea sulla protezione delle piante, ha redatto una valutazione del rischio di diffusione degli scarabei in Europa. Accanto agli aspetti probabili di introduzione, colonizzazione e diffusione territoriale, è stato osservato il possibile danno economico causato dall’attività trofica delle larve e la sua relativa perdita di qualità del prodotto.

Sulle base degli analisi dei rischi e sulla protezione del ricavato pataticolo, la commissione europea ha rilasciato nel maggio 2012 delle misure che prevedono il blocco di diffusione delle quattro specie interessate. Fino al 30 settembre 2014, emanato come decreto legge dalla commissione europea, prevede principalmente l’importazione e il consumo di patate, sia da seme, da industria che da consumo diretto, solo con l’assenza di particelle terrose sul tubero. Questo processo può essere eseguito con il lavaggio o la spazzolatura. In relazione al trattamento può essere intaccato al tubero solo lo 0,1 % della terra. Dato che attualmente si ha un quadro irregolare sulla reale distribuzione delle varie specie di Epitrix nell’UE, gli stati membri sono obbligati per via legale, di realizzare sul proprio territorio dei rilevamenti contro la diffusione di tale insetto. Il punto cardine si concentra soprattutto sulla produzione della patata, ma può coinvolgere pure altre colture.

Finora non esistono altre segnalazioni all’interno della comunità europea al di là dei paesi della penisola iberica. Le condizioni climatiche delle nostre parti possono essere favorevoli per una possibile introduzione, quindi il nostro paese deve prendere delle severe misure tali da impedire l’arrivo e la successiva diffusione del fitofago. Le merci che arrivano dal paese infestato devono essere controllati, specialmente la presenza dei residui terrosi nei tuberi, oppure l’individuazione di una delle forme vitali dell’insetto. Inoltre tale merce delle essere provvista di un passaporto fitosanitario. Nel caso di un sospetto, si effettua una segnalazione tempestiva alle autorità competenti fitosanitarie, che eseguono delle diagnosi più approfondite. Per ridurre le misure preventive per l’eliminazione del fitofago, un immediato riconoscimento dei danni causati dall’insetto risulta particolarmente interessante. Una lotta con i mezzi chimici disponibili in Italia sarebbe possibile, ma non si trovano degli insetticidi specifici ancora rilasciati dal ministero della salute.

Fonte: Kartoffelbau 04/2013 pag. 18-21

Autore: Ernst Pfeilstetter