Il segreto del successo dell’agricoltura israeliana sta nella sfida continua con le condizioni agronomiche estreme e lo sviluppo di soluzioni efficienti. Dall’indipendenza dell’Israele avvenuta nel 1948, l’agricoltura nel paese è cresciuta in maniera continua. La superficie complessiva è aumentata del 260 % su circa 445.000 ettari. Le superfici irrigate sono state moltiplicate ben otto volte su un estensione di circa 243.000 ha. Oggi l’Israele copre il proprio fabbisogno principalmente con la produzione propria. I prodotti importati sono cereali, olio, carne, caffè, cacao e zucchero. Uno dei principali prodotti esportati sono proprio le patate. Le condizioni generali dell’agricoltura israeliana sono tutt’altro che facili. Da un lato troviamo le condizioni agronomiche aride, poiché la maggior parte della superficie agricola utilizzabile si trova proprio nel deserto, dall’altra invece una costante crescita demografica con conseguente domanda ai fabbisogni alimentari e aumento delle superfici per la nuova costruzione urbane, provocando una riduzione delle aree destinate all’agricoltura. Alla fine dell’anno 2000 l’Israele contava 6,4 milioni di abitanti; mentre fine anno 2014 la popolazione attuale si aggira sui 8,3 milioni di abitanti. La superficie agricola utilizzabile di 420.000 ha nel 2000 andò a ridursi attualmente a circa 300.000 ha.
Il deserto del Negev rappresenta il fulcro centrale dello stato israeliano con 80.000 ettari di superficie agricola, dove vengono coltivate verdure, cereali e agrumi. Tale deserto è un pezzo della fascia arida che si estende dall’oceano atlantico fino in India che viene osservato da un punto di vista climatologico grazie all’esistenza della cella di Hadley. Il Negev confina a ovest con la striscia di Gaza e l’Egitto, a est con la valle di Aravah mentre a nord confina con la linea Gaza en Gedi sul mare morto. Il Negev, nel sud dell’Israele, si estende per oltre il 60 % del paese. Le più grandi riserve del paese si trovano proprio in questa regione. I suoli presenti sono formati da sabbia e loess (sedimento eolico molto fine, simile al limo) con una piccola percentuale di sostanza organica, sotto il 0,6 %. Le condizioni climatiche sono uniche con inverni relativamente caldi. Questo predispone la regione alla produzione di prodotti alimentari per il mercato europeo.

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La produzione di verdure in Israele si estende su oltre 55.000 ha, di cui il 45 % si concentra nel deserto del Negev. La frazione più importante è rappresentato dalla produzione di patate con 17.000 ha, seguito in ordine decrescente da pomodori, carote, mais e pepe. Una zona cardine della pataticoltura nel deserto del Negev è Eshkol. In questo territorio vivono ben 12.000 persone di agricoltura. Ben un terzo della zona viene sfruttata per l’agricoltura. Le coltura principali sono le patate (60 %), seguite da pomodoro, peperoni, rafano, patate dolci e agrumi. In campo zootecnico si allevano bovini da latte e pollame.
Le patate rappresentano quindi tra i prodotti esportati più importanti di Israele, rappresentando una delle colture cardine del Negev. Grazie alle condizioni climatiche sono possibili due raccolte all’anno. La raccolta invernale, da novembre a febbraio, principalmente alla produzione di tubero seme, e la raccolta primaverile, da aprile a giungo, destinate al consumo e all’esportazione. Ciascuno del periodo di semina varia in base alla cultivar adottata. La raccolta invernale occupa una superficie di circa 8000 ha, mentre quella primaverile di circa 7000 ha. Le rese medie si aggirano attorno le 45 t/ha per le produzioni invernali, quelle successive qualcosa in meno. Oltre il 50 % delle patate prodotte viene consumato in Israele. Il consumo medio settimanale del paese oscilla tra le 5000 tonnellate. Per il mercato locale tutte le patate vengono lavate e confezionate in unità da 1 fino a 20 kg. La produzione complessiva dell’Israele delle patate si aggira nel 2012 di 625.000 tonnellate. Le patate da semina per la produzione primaverili vengono importate dall’Olanda, Francia Scozia, Francia e Danimarca. Ben il 60 % delle rese vengono esportate nella comunità europea, Inghilterra e Europa orientale. Ben l’80 % delle esportazioni israeliane provengono dal deserto del Negev.

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Una delle più grandi sfide nel Negev è il rifornimento idrico; le precipitazioni annuali nel deserto si aggirano tra i 30-300 mm. Inoltre l’acqua disponibile per l’agricoltura proviene dagli impianti di desalazione, dall’acqua riciclata e acqua dai pozzi. Da aprile a novembre di solito cadono le precipitazioni mentre le temperature massime medie si aggirano sui 30 °C, con corrispondente evaporazione giornaliera. Sotto questi condizioni sarebbe impossibile realizzare delle coltivazioni senza un efficiente apporto idrico. Addetto per il rifornimento di acqua è la Israeli National Water Company. L’acqua viene trasportato fino a 100 km nel deserto del Negev. Nell’agricoltura viene utilizzato ben il 78 % di acqua riciclata. A confronto con la Spania, l’acqua riciclata si aggira solo del 12 %. Il consumo idrico per la produzione di patate si attesta sui 4500 m3/ha in inverno, e sui 5400 m3/ha in primavera. Il prezzo medio per un metro cubo di acqua ammonta tra i 20-25 centesimi, tanto da avere dei costi fissi per l’irrigazione tra 900-1125 €/ha in inverno e 1080-1350 €/ha in primavera. Negli impianti di irrigazione vengono utilizzati gli sprinkler cosi come l’irrigazione a goccia tramite i tubi. Grazie a questi vasi conduttori può essere trasportata anche dell’acqua con un maggior contenuto di sale. Inoltre esiste la possibilità durante l’irrigazione di applicare concimi o prodotti fitoiatrici, così da fare arrivare più vicino possibile alle radici. Nel caso dell’irrigazione a goccia tramite tubi vengono di solito discussi gli alti costi di gestione. Gli israeliani calcolano per i tuberi di irrigazione un utilizzo di 14 fino a 6 raccolti oppure di sette fino otto anni. La pataticoltura nel deserto, oltre ai problemi legati all’apporto idrico artificiale, possiede altre sfide da sostenere come le frequenti tempeste di sabbia e i forti venti. Tali fenomeni provocano danni notevoli all’apparato vegetativo. Tale danni con conseguenti ferite sono delle vie di ingresso ideali per gli agenti di malattia. Una delle malattie più importanti si annovera il batterio del genere Dickeya, che provoca dei sintomi simili alla gamba nera.

Ultra-Orthodox Jews distribute fresh produce to people in need in advance of the Jewish holiday of Passover in Me'a She'arim
L’Israele rimane un paese povero di precipitazioni mentre l’efficienza idrica per l’agricoltura rimane di grande importanza. Dall’inizio del decennio scorso il consumo d’acqua rimane costante nonostante l’aumento delle produzioni. Solo a partire dal 2013 si è notato un aumento del 11 %. Una gran parte del consumo idrico in agricoltura viene coperto con l’acqua potabile, ma anche con acque di scarico depurate e in piccola quantità da acqua salmastra. Nell’anno 2013 solo il 38 % dell’acqua per l’agricoltura era di origine potabile. Questo rappresenta la percentuale più bassa finora utilizzata, visto che dieci anni fa si aggirava un consumo del 54 % di acqua potabile per l’agricoltura. L’aumento dell’uso delle acque reflue depurate è dovuto grazie ai miglior investimenti realizzati sugli impianti di depurazione. La quota di acqua riciclata in Israele si aggira sul 90 %. Finora il paese aveva costruito degli impianti per la desalazione delle acque marine, dei quali il 40 % era destinato all’uso potabile. In teoria nel futuro il paese potrebbe aumentare l’uso dell’acqua potabile nel campo agricolo. Tuttavia incombe un distacco da parte delle politiche sulla gestione delle acque, dovute sia ai costi di gestione che anche all’impatto ambientale per la realizzazione di nuovi impianti di desalazione.
Un segreto del successo dell’agricoltura israeliana è dovuto alla stretta collaborazione tra l’agricoltura e la scienza. Il governo israeliano finanzia difatti progetti sullo sviluppo e l’agricoltura. Tra i settori di maggior interesse si collocano le tecniche di innovazione dell’irrigazione e della meccanizzazione. Lo stato esercita dei fattori decisivi sullo sviluppo agricolo. Come proprietario di quasi tutti i suoli, il governo può decidere sulle destinazioni e l’uso dei vari suoli e prodotti. L’Israele insegue l’obiettivo di modernizzare e razionalizzare l’agricoltura, portando degli standard sempre più elevati. Per tale motivo il governo supporta il settore primario non solo con delle misure di promozione, ma anche quello di proteggere delle misure rilevanti dalle concorrenze di importazione. Tuttavia il paese stesso non è autosufficiente, tanto che le importazioni giocano un ruolo importante.

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Fonte: Kartoffelbau 11/2015 pag. 41-43

Autore: Mechthilde Becker-Weigel