Da alcuni anni è salita l’attenzione dei produttori di patate per quanto riguarda le infezioni batteriche. Soprattutto due agenti da quarantena di questo gruppo hanno dato molta preoccupazione in passato. Si tratta del marciume anulare batterico (Clavibacter michiganensis ssp. sepedonicus) e il marciume bruno (Ralstonia solanacearum). La comparsa del marciume anulare è già noto da tempo, soprattutto nell’emisfero settentrionale del continente americano e europeo, mentre il focolaio di infezione del marciume bruno, a cause dell’esigenza verso le alte temperature, è stato sempre osservato nelle regioni tropicali e subtropicali. Purtroppo a causa del cambiamento climatico si sono modificati anche gli ambienti, tanto che il nostro paese deve stare in costante allerta. Il batterio R. solanacearum è suddiviso in cinque razze, di cui la razza numero 3 attacca pure la patata. Accanto a queste due malattie batteriche da quarantena, anche il complesso sintomatico causato dal genere Pectobacterium (marciume molle e gamba nera) hanno un sua importanza economica.

IW000109

Come si evidenzia il quadro sintomatico del marciume anulare in campo sul cespo?? In Europa i sintomi si sviluppano in piena estate e possono essere facilmente confusi con una maturazione della pianta. In generale l’agente patogeno provoca un accentuato appassimento delle piante, che in parte si manifesta sui singoli fusti. Partendo dalla base, le foglie arrotolano l’apice verso l’alto e poi collassano, mentre il fusto rimane verde. Di solito questo fenomeno avviene con temperature molto alte, superiori a 25 °C. In parte possono insorgere necrosi nei bordi fogliari oppure ingiallimenti a chiazze. I sintomi appena descritti si osservano in casi singoli separati. In una pianta colpita è difficile riscontrare tutti sintomi in maniera contemporanea. Inoltre per i produttori inesperti esiste il pericolo di scambiare le reazioni della pianta con altre malattie. Un affermazione sicura può avvenire solo tramite test di laboratorio. A differenza della gamba nera, il fusto colpito dal marciume anulare non presenta imbrunimenti o deformazioni. Con le alte temperature i fusti infetti si seccano rapidamente. Invece nel caso di una infezione massiccia, dai vasi conduttori può fuoriuscire una sorta di mucillagine di color biancastro. I tuberi d’altro canto non mostrano nessun sintomo, la malattia si cela sottoforma latente, cosa che non invoglia agli agricoltori di distruggere i tuberi. Solo con una forte pressione della malattia si inizia a formare una zona di imbrunimento nella parte terminale del tubero. Questa zona si espande su tutto il tessuto interno del tubero con il passare del tempo fino alla completa marcescenza. La buccia invece non viene aggredita e rimane intatta. I produttori inesperti possono confondere questi tipi di sintomi con altre malattie fungine. L’agente patogeno cresce in maniera così lenta che possono passere degli anni affinché i sintomi diventano visibili. Il batterio a forma di bastoncello viene trasmesso tramite le ferite oppure le lenticelle dei tuberi. Inoltre questi organismi possono aderire nei sacchi o nei macchinari. La fonte principale di infezione è rappresentata dai tuberi-seme malati. Il batterio penetra dentro i vasi conduttori e raggiunge così i tuberi figli ancora sani. Vengono colpite numerose specie appartenente alla famiglia delle solanacee, tra di essi oltre alla patata e alla melanzana, infetta delle piante infestanti come la morella comune (Solanum nigrum). Però deve essere annotato che i danni causati dal marciume anulare non sono così gravi come quelli causati dall’agente eziologico della gamba nera e marciume molle. L’obiettivo della commissione europea e quella di ridurre, o meglio eradicare tale malattia. Per questo motivo un qualsiasi sospetto di malattia deve essere segnalato al servizio fitosanitario locale.4944-large
Il marciume bruno possiede, come già accennato, cinque tipi di razze. Di solito è un batterio che nelle regioni tropicali attacca colture come il banano, l’arachide oppure il cotone; anche se la razza 3 si è diffusa pure nei nostri ambienti e colpisce le solanacee. La sua pianta ospite prediletta è la morella rampicante (Solanum dulcamara), che viene infetta in maniera latente e funge inoltre come focolaio di inoculo. I primi sintomi sulla patata si verificano nella parte apicale: dapprima avviene un appassimento, poi segue un ingiallimento fogliare ed infine la pianta tende a morire. Nei fusti e nei stoloni colpiti i fasci conduttori assumono una colorazione bruna. Con una pressione sulla parte vegetale colpite fuoriesce anche in questo caso un liquido filante, il cosiddetto essudato batterico. Quest’ultimo può fuoriuscire anche in maniera spontanea, se la parte infetta subisce dei tagli. La malattia viene trasmessa principalmente dai tuberi seme infetti. Il batterio può rimanere per lungo tempo nei resti dei tuberi, nei residui colturali infetti e nelle infestanti. I danni causati possono essere notevoli.
Oggi grazie a delle severe direttive europee il contenuto della malattia è stato ridotto. Il metodo di ricerca e la sua esecuzione sono indicati in maniera specifica secondo una direttiva della commissione europea. Fondamentalmente la ricerca si basa su quattro procedure che devono essere eseguiti uno appresso l’altro e devono risultare senza eccezioni in maniera positiva, se una prova deve essere dichiarata infetta. Viene eseguito il test della PCR, ossia la reazione a catena della polimerasi: il test mette in mostra i tratti di acidi nucleici del batterio ed è eccezionalmente sensibile. La cosa che interessa all’agricoltore di tutta questa vicenda sono gli effetti immediati causati da questi organismi da quarantena. Con un attacco causato dal marciume bruno oppure un marciume anulare in campo, tutto il lotto di semina viene bandito e tutti le patate vengono ricercate. Nello stesso tempo viene realizzato una zona di sicurezza, queste sono le regole. Una deportazione e una diffusione su altre aziende e quindi da evitare. Con una contaminazione in un campo di moltiplicazione con circa 6 ettari di terreno e con una resa media di 30 t/ha, si calcola un importo complessivo di spesa attorno i 60.000 €, considerando la distruzione del lotto infetto, il disconoscimento di tutti i tuberi presenti in azienda, la disinfezione e lo speso per l’intera ricerca. In questo caso l’agricoltore possiede due opzioni.5489-large
La prima opzione consiste che, dopo la contaminazione in campo, il produttore per tre anni non può coltivare patate oppure piante ospiti del batterio, ad esempio altre solanacee, e nel secondo e terzo anno non possono essere presenti patate spontanee, sennò il divieto di impianto si allunga. A partire dal quarto anno il produttore può di nuovo coltivare le patate riconosciute e certificate. Da qui in poi non ci sono delle restrizioni, a meno che non compaiono delle nuove infezioni. Nell’altro caso un campo contaminato, il produttore trasforma il suo terreno in maggese, oppure in pascolo permanente per almeno quattro anni. Ma le patate spontanee devono comunque essere eradicate. Trascorsi quattro anni possono essere anche in questo caso piantati di nuovo le patate. Il raccolto dopo gli anni di blocco deve essere nuovamente controllato. Per le altre superfici presenti comunque nella zona di sicurezza vale che il primo anno dalla contaminazione possono essere piantate esclusivamente dei tuberi certificati per il consumo o per la trasformazione. Nel secondo e terzo anno possono essere piantati anche i tuberi per la moltiplicazione. A partire dal quarto anno non esistono più delle restrizioni. Tuttavia anche in questo caso nel primo e secondo anno è importante eliminare le patate spontanee; inoltre da rammentare che l’azienda sottostà ad un controllo legislativo per tre anni.
Cosa si può fare per evitare un infezione? Da parte dei selezionatori deve essere realizzata un processo di coltura meristematica, che in si arriva al prodotto finale ed è esente da qualsiasi fonte batterica. Nello stesso tempo l’agricoltore deve prende atto di alcune misure preventive all’interno della sua azienda. Come precauzione fondamentale è quello utilizzare sempre e solo tuberi seme riconosciuto. Per un moltiplicazione dei tuberi propria, come di corretto devono essere inviate in laboratorio per un test di verifica. Altre misure da prendere in atto sono:

– evitare di coltivare le patate da consumo con le patate non da seme;
– evitare di tagliare i tuberi;
– non piantare i tuberi se si è sospetti di un sintomo;
– devono trascorrere almeno tre o quattro anni, seguendo una rotazione stabile e una lotta contro la patata spontanea;
– se possibile coltivare patate da moltiplicazione o da consumo in purezza;
– il parco macchine deve essere ogniqualvolta lavato e disinfettato quando si passa da un terreno di patate da consumo a quello di moltiplicazione e viceversa;
– una disinfezione (esteri di acidi benzoici) senza una precedente pulizia non avrebbe senso, dato che sono presenti ancora particelle di terreno sui macchinari;
– tale pulizia e disinfezione deve avvenire almeno una volta all’anno;
– evitare di distribuire composti organici come i fanghi di depurazione, prodotti del compostaggio oppure il letame fresco nel campo di patata nel periodo primaverile o autunnale;
– irrigare solo con acque consentite, preferibilmente se riscaldate a 70 °C;
– cercare di garantire la disinfezione dei mezzi di trasporto;
– evitare di distribuire i residui vegetali nelle superfici confinanti con produzione di patate;
– cercare di smaltire i residui colturali negli appositi impianti di smaltimento;
– controllare i tuberi semi prima dell’impianto e conservare tutte le etichette;
5261090
Fonte: Kartoffelbau 6/2007 pag 232-235
Autore: Volker Zahn