L’importanza della scabbia polverulenta sulla patata ha ormai preso piede a livello mondiale. In certe zone pataticole tale malattia viene considerata addirittura come il danno più grave. Le cause sono molteplici, ad esempio le nuove varietà sono più sensibili, le coltivazioni della patata sono state intensificate (rotazioni strette), oppure la malattia aumenta in combinazione con l’irrigazione. Non per ultimo da sottovalutare il suo potenziale di pericolo in tempi più lunghi. Difatti un suolo contaminato rimane infetto per molti anni e noi ancora non disponiamo dei mezzi di controlli diretti.
La scabbia polverulenta compare nelle maggior parte delle aree pataticole anche nei climi più caldi. L’attacco de fungo dipende molto dalle condizioni climatiche, all’infuori dell’irrigazione, e quindi la sua comparsa varia di anno in anno. Nei suoli regolarmente umidi e freschi, ad esempio Scozia o zona alpina, la scabbia polverulenta insorge più spesso. I sintomi della malattia più riconoscibili sono le pustole a forma di cratere sulla superficie del tubero. Essi contengono una polvere, composta da microscopiche piccole spore durevoli definite volgarmente glomeruli. Meno conosciute sono le galle sulle radici grosse tra i 0,5-2 mm, che spesso passano inosservati. Anch’essi contengono i glomeruli. Alcune varietà possono innalzare il numero delle galle e quindi aumentare il numero delle spore durevoli nel terreno, senza però arrecare nessun danno diretto sul tubero.

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La scabbia polverulenta viene causato da un agente patogeno tellurico che appartiene al gruppo dei funghi plasmodiofori: Spongospora subterranea. La malattia si diffonde da campo in campo tramite le spore durevoli, ma anche tramite le particelle terrose. Dalle spore durevoli fuoriescono delle zoospore flagellate, che sono responsabili per la diffusione della malattia. I suoli con ristagni idrici oppure le intense irrigazioni favoriscono quindi la proliferazione. Tali spore durevoli, una volta nel terreno, sono la causa degli attacchi durante la raccolta che rendono possibile al fungo di permanere molto più a lungo nel terreno, anche ben 10 anni e oltre. Nelle zone pataticole dell’Europa del nord l’importanza di tale malattia viene sottolineata in quanto è il responsabile diretto come vettore del Mop Top Virus, in italiano nanismo maculato della patata. I sintomi sono rappresentati da anelli imbruniti sia sulla superficie del tubero che all’interno della polpa, dal diametro variabile da uno fino a cinque centimetri. Persino lotti con pochi attacchi diventano invendibili. Ovunque, dove si insidia la S. subterranea, incombe il rischio latente del Mop Top Virus. Non esiste nessuna correlazione tra i sintomi del Mop Top Virus e scabbia polverulenta tra le tante varietà. Ad esempio l’Agria, nonostante sia molto sensibile alla scabbia, risulta immune ai sintomi di tale virus.
Altri danni rilevanti sono causati dall’elevato scarto durante la lavorazione nel consumo fresco, oppure dalle pelature profonde, e quindi ricavi minori, nel settore industriale. Durante la conservazione i tuberi colpiti da tale scabbia possono perdere molta acqua a causa della formazione delle pustole, assumendo un aspetto spugnoso e raggrinzito. Quindi i lotti colpiti non dovrebbero essere immagazzinati. Nuove ricerche mostrano inoltre che la scabbia polverulenta potrebbe portare ad una riduzione della resa.

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Sintomi tipici della scabbia polverulenta sul tubero sono appunto le pustole a forma di cratere, che contengono i glomeruli a forma di spugna, osservabili solo al microscopio. Tuttavia c’è il rischio di confondere i sintomi con quelli causate dalle varie scabbie batteriche. Si consiglia quindi di lavare una patata scabbiata, così i sintomi si osservano meglio. Per una differenziazione più sicura, la ditta svizzera Bioreba AG ha realizzato un test rapido chiamato Agristrip. E’ sufficiente prelevare una pustola, metterla in una busta con del liquido specifico e attendere l’esito, di grande tempestività sia in campo che in magazzino. Le galle sulle radici o sugli stoloni vengono spesso tralasciati dagli agricoltori. Ma essi possono essere responsabili della diffusione della malattia nei terreni e possono formarsi durante l’intero periodo di vegetazione. Durante la maturazione della coltura le galle tendono a cadere. In base alla varietà e al periodo di attacco possono diventare più o meno grandi. Studi sul campo hanno mostrato che la sensibilità varietale sulla radice non ha una correlazione diretta con il tubero. Ad esempio, la presenza di galle sulle radici della Lady Rosetta è alquanto alta, ma sul tubero i sintomi erano minimi. L’esatto contrario si è verificato con la Markies.
Il trattamento diretto sul tubero seme sano oppure il trattamento del terreno con principi attivi come il diffuso Mancozeb o Fluazinam, hanno riscontrato secondo alcune ricerche straniere una riduzione della scabbia polverulenta. E’ stato anche provato trattare i tuberi  colpiti in maniera chimica, con elettroni o ozono, o meccanica con delle apposite spazzole. L’efficacia sulla capacità di infezione delle spore durevoli è stata insufficiente. Sulla classificazione del grado di sensibilità, viene valutato solo il sintomo sul tubero. Come molto sensibile viene dichiarata l’Agria e gli incroci con l’Agria, meno sensibili invece sono Nicola, Hermes, Innovator e Laura. Le diverse resistenze a livello genetico tra le varie varietà sono molto alte. La maggior parte delle ditte sementiere non guardavano la resistenza della scabbia polverulenta come obiettivo principale, dato che alcune caratteristiche attorno alla patata avevano delle priorità più elevate. Dall’altro canto si è parlato di una varietà neozelandese, Gladiator, che indipendentemente dalla zona, non ha mostrato nessun sintomo sul tubero o sulle radici; questo secondo varie prove condotte in diverse parti d’Europa.

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Secondo alcune ricerche in Svizzera, ben un terzo dei terreni adibiti alla coltivazione delle patate sono infettati da S. subterranea. Qui si consiglia, se possibile, di evitare di piantare delle varietà molto sensibili. Priorità assoluta è la corretta gestione e pulizia di un terreno sano e non contaminato seguito da una rotazione del terreno di almeno cinque anni. Secondo le normative svizzere, circa tre settimane dopo l’essiccazione della parte vegetativa della patata, vengono eseguite delle campionature di 100 tuberi su una parcella di suolo per osservare la presenza di scabbia polverulenta. Il controllo a occhio nudo avviene con i tuberi lavati. Onde evitare confusione con la scabbia comune, mettono in applicazione il test rapido accennato prima (Agristip), in caso di dubbio. Questi controlli rilevano delle informazioni importanti da un punto di vista qualitativo della raccolta e quindi per la certificazione finale dei vari lotti. Con queste misure si può migliorare la qualità del tubero seme in confronto della scabbia polverulenta. Visto che i suoli contaminati rappresentano il focolaio di infezione più rischioso, la moltiplicazione di varietà sensibili deve avvenire solo in suoli esenti da tale malattia. La scabbia polverulenta viene presumibilmente diffusa anche tramite le deiezioni animali. Secondo gli studi di alcune università e istituti di ricerche svizzere hanno mostrato che le spore durevoli bypassano il tratto intestinale degli animali ruminanti. Non risulta chiaro come la capacità di infezione delle spore avviene durante lo stoccaggio delle deiezioni. La distribuzione delle deiezioni che provengono da animali che sono stati alimentati con tuberi da scarto è da sconsigliare.
Grazie alle varie ricerche nazionali e internazionali sono stati realizzati dei progressi sulla conoscenza della scabbia polverulenta e sul relativo agente patogeno. Le prove senza dubbio della malattia sul tubero pone fine al limite di tolleranza della frazione infetta e quindi la diffusione del danno viene ridotto. I test per le rivelazione di contaminazione del suolo sono oramai disponibili. Tuttavia mancano dei dati sull’importanza del grado di contaminazione, soprattutto nel basso e medio range. Un altro fattore importante, ma poco osservato, è l’influenza ambientale sullo sviluppo della malattia, soprattutto umidità del terreno e temperatura. Un progetto europeo sarebbe utile per colmare i dubbi. All’interno verranno rilevati dati da territori diversi sul decorso della malattia e con i rispettivi dati ambientali da confrontare. La varietà Gladiator ha mostrato che esiste la possibilità di coltivare delle varietà resistenza alla scabbia polverulenta. Sta adesso alle varie ditte sementiere di mettersi in gioco per dei controlli più durevoli. Essi hanno bisogno di informazioni per quanto riguarda il genoma delle piante resistenti. Per la selezione di linee genetiche persistenti, è importante conoscere l’intero spettro genetico dell’agente patogeno. Per questo motivo l’istituto di ricerca svizzera sta realizzando un lavoro di ricerca sulla variabilità genetica della S. subterranea di provenienza mondiale. Con le conoscenze attuali e quelle future sarà possibile sviluppare una strategia di controllo integrativo e durevole, basato sulla resistenza, sui metodi approvati e sui modelli di sviluppo della malattia. Gli obiettivi finali sono l’impedimento della diffusione della malattia così come una gestione delle resistenze contro la scabbia polverulenta.

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Fonte: Kartoffelbau 08/2009 pag. 324-328
Autori: Ueli Merz, Ruedi Schwaerzel, Andreas Keiser