L’acqua cade nella terra sottoforma di pioggia, grandine o neve. Essa penetra nel terreno, viene assorbita dalle piante o filtra attraverso gli strati del suolo, oppure scorre superficialmente. Per concludere evapora sotto forma di vapore acqueo nell’aria. Il ciclo dell’acqua finisce così. Chiunque, che sta applicando un prodotto fitosanitario o lo ha già applicato, conosce già il questo. Il trattamento è andato bene grazie alle condizioni climatiche favorevoli, ma subito dopo inizia a piovere: è uno svantaggio? Questo dipende dal tipo di prodotto che è stato adottato. Dapprima bisogna conoscere il formulato. Per le emulsioni concentrate (EC) o per i prodotti di ultima generazione di solito non è uno svantaggio se subito dopo il trattamento piove. Nel caso degli altri formulati sì. Secondo, dipende dall’obiettivo che il prodotto fitosanitario deve raggiungere, ed esempio se si tratta di un erbicida per il terreno o un erbicida di contatto. In un fungicida di contatto la pioggia, dopo il trattamento, provoca una perdita del prodotto applicato.
La pioggia nasce quando sale dell’aria calda, contenendo al suo interno l’umidità. Con l’aumentare dell’altitudine la temperatura dell’aria diminuisce, in media 1 °C ogni 100 metri di altezza. Nel contempo l’umidità relativa aumenta con il raffreddarsi dell’aria. Ad un certo punto l’aria è satura. L’umidità comincia a condensare in piccole goccioline all’interno della massa d’aria formando così una nuvola. L’aria aumenta ancora, le gocce d’acqua gelano (-10 °C fino a -15 °C). Esse congelano sotto forma di cristalli di ghiaccio. Quest’ultimi si agganciano tra di loro formando la neve. Non appena sono grandi e pesanti abbastanza cadono. L’aria umida in questo rovescio è salita nel frattempo fino a ad un altezza di 6-8 km. Durante il loro percorso verso il basso e quindi con l’aumento della temperatura, i fiocchi di neve si sciolgono sicché arrivano alla terra sottoforma di gocce d’acqua. Dato che per piovere devo formarsi tale nuvola, le gocce devono prima gelare, attaccarsi tra di loro e cadere come neve. Tutte le precipitazioni, sia in estate che in inverno, iniziano con la neve.

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La forza di una goccia di pioggia dipende dall’energia di caduta e dalla durata dell’impatto. Più grande è la goccia, più grande sarà la massa. Il diametro di una goccia varia da <0,1 mm nella pioggerella fino a 5 mm nel caso dell’acquazzone. Una goccia di 4 mm cade ad una velocità di circa 6 m/s, una goccia di 1 mm con 3 m/s. La massa della goccia d’acqua di 4 mm è tuttavia 64 volte più grande di quella della goccia piccola. L’energia, che si sprigiona all’impatto, è 256 volte più elevata. E’ questo avviene in assenza di vento. In caso di forte vento la velocità aumenta ancora. L’impatto in per se può arrecare danni, ad esempio può asportare i primi strati cerosi della foglia e danneggiare il tessuto interno dell’organo stesso tramite delle particelle di sabbia. Oppure saltano delle particelle terrose, che possono contenere delle spore fungine o dell’essudato batterico. Questi agenti hanno l’opportunità di contaminare così le foglie e il fusto della pianta. Le malattie si diffondono da un piano fogliare all’altro. In questo caso dei trattamenti con i fitofarmaci sono consigliabili.
I chicchi di grandine, che cadono dopo un grande rovescio, non sono altro che gocce, che più volte sono state scagliate verso l’alto ad una altezza di 8-10 km, tuttavia vengono rivestiti da uno strato d’acqua che gela. Da qui si vede la potenza che risiede in queste nuvole: i chicchi di grandine con un diametro di 0,5-1 cm vengono scagliate in alto fino a 8 km. Le grandini cadono così veloci come la pioggia. Essi possiedono anche la stessa massa, ma il loro impatto è molto più forte. Questo succede perché mentre la goccia d’acqua si deforma all’impatto, nella grandine ciò non succede. La durata dell’impatto di un chicco di grandine dura di meno, ma la potenza corrispondente è maggiore. Tramite questo fenomeno le foglie delle piante vengono fortemente danneggiate e addirittura bucate. La pioggia e la grandine cadono di solito a strati da una nuvola di rovescio.

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L’irrigazione influenza sulle malattie e sui prodotti fitosanitari. Se per carenza di acqua si deve irrigare fino in profondità delle radici e le foglie restano umide per lungo periodo, allora irrigare durante il giorno. Perché in caso contrario, l’umidità della foglia permane e quindi comporta la possibilità di attacchi di malattie. Tuttavia si toglie una parte dello strato ceroso della foglie ed eventualmente il fungicida di contatto. Quindi si consiglia di proteggere le piante con i fitofarmaci dopo una irrigazione. Un momento decisivo del trattamento aiuta sicuramente. Nei suoli che si asciugano rapidamente, gli interventi con i fitofarmaci si possono eseguire subito dopo. Nei suoli, invece, che non sono velocemente transitabili, deve essere eseguito un trattamento almeno sei ore prima dell’irrigazione. Una parte di prodotto fitosanitario viene dilavato nuovamente, ma il resto dona la protezione a sufficienza. Osservare attentamente gli intervalli di sicurezza. Secondo la pratica, la temperatura dell’acqua di irrigazione non deve essere troppo bassa. Essa sarebbe abbastanza dannosa per le piante. Si sostiene che i pezzi di giuntura di allumino che collegano l’intero impianto di irrigazione diventano bagnate tramite l’acqua di condensa. L’acqua di sorgente è di solito meno fredda di 10 °C, quindi una temperatura accettabile. I pezzi di giuntura divengano bagnati perché la temperatura del punto di rugiada dell’aria super i 10 °C. L’umidità dell’aria si condensa così sui pezzi di giuntura. La temperatura della normale pioggia è sempre più bassa, d’altronde si tratta di neve sciolta.

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Il dilavamento di un prodotto fitosanitario tramite la pioggia dopo un trattamento è sempre un pericolo. Gli effetti delle precipitazioni dipendono dal tipo di formulato. Gli agrofarmaci polverulenti più diffusi in commercio sono: polvere solubile in acqua (SP), polvere bagnabile (WP) e granulare idrodisperdibile (WG). Essi vengono disciolti in acqua nella botte irroratrice. Oppure vengono applicati sottoforma di sospensioni (piccolissime particelle sospese in acqua). L’acqua viene utilizzata anche come mezzo di trasporto o come solvente. I formulati più liquidi devono, per aderire bene sulla foglia o sul fusto, essere applicati sulle parti asciutte della pianta. A causa dello strato di lipidi e quindi lo strato ceroso impermeabile, l’adesione non è così facile. Soprattutto per questi formulati è importante tenere asciutto per un paio di ore dopo l’applicazione. Formulati liquidi conosciuti sono i concentrati emulsionabili (EC), le emulsioni (EW), i concentrati solubili (SL) e le sospensioni concentrate (SC). I concentrati emulsionabili sono dei formulati oleosi, dove il principio attivo è disciolto sottoforma oleosa. L’applicazione di questi prodotti è indipendente dal tempo. Essi sono rapidamente stabili alle piogge, dato che si disciolgono rapidamente nello strato ceroso della foglia. Lo svantaggio ricade quando le piante diventano più sensibili alle gelate con questi formulati. Anche il rischio di segni di bruciatura (fitotossicità) è più alta. Perché le piante diventano più sensibili non è ancora risaputo. Altri formulati liquidi sono anche essi come quei formulati in polvere da applicare sulle foglie asciutte. Le piante devono rimanere asciutte per un paio di ore dopo il trattamento.
Spesso c’è scritto sulla confezione, quanto tempo deve rimanere asciutto dopo un intervento fitosanitario, affinché l’agrofarmaco possa agire per bene. Queste sono però delle dichiarazioni approssimative dato che i tempi di asciugatura dipendono dalle condizioni climatiche. Ad esempio se si applica un prodotto con un tempo di asciugatura di sei ore con tempo soleggiato, un umidità relativa del 65 %, una temperatura di 22 °C e un vento di 4 m/s, allora si asciuga subito. Dopo un ora aderisce bene sulla foglia. Se si applica lo stesso prodotto con condizioni di assenza di vento e con cielo coperto, con un umidità del 98 % ed una temperatura di 15 °C, il periodo di asciugatura sull’etichetta risulta troppo breve. Quindi tali dichiarazioni sulle confezioni non sono sempre attendibili.

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Durante l’osservazione delle condizioni climatiche che nel caso degli erbicidi gioca un ruolo importante, ad esempio la bagnatura delle foglie, è rilevante saper distinguere un erbicida da presemina/preemergenza (per il terreno) e un erbicida post-emergenza (di contatto). Questo vale, come già accennato, per le condizioni atmosferiche, che influenzano sull’efficacia del principio attivo, ad esempio l’umidità del terreno o la quantità di radiazioni. La maggior parte dei prodotti di presemina o pre-emergenza necessitano dopo l’applicazione di un breve periodo di tempo asciutto cosi come un terreno leggermente umido. Il prodotto deve sciogliersi nell’umidità del terreno e tramite diffusione si deve distribuire in maniera orizzontale. Successivamente la precipitazione è necessaria per far sì che il principio scende in profondità del terreno. Per i prodotti da applicare sul terreno (presemina/pre-emergenza) l’assorbimento dalle radici risulta la via più importante. Essi si sciolgono in acqua e vengono assorbiti dal terreno. Tale assorbimento dipende dal tasso di traspirazione, più acqua viene traspirata più acqua con erbicida viene assorbita scorre verso le radici. Quindi: un terreno umido e una buona traspirazione da parte della pianta sono decisivi per una buona efficacia. Gli erbicidi di post-emergenza o di contatto vengono assorbiti dalle foglie e dai fusti. La sensibilità nei confronti delle piogge dipende dal tipo di formulato. I concentrati emulsionabili non sono sensibili al maltempo, essi si legano velocemente allo strato ceroso ed entro un ora sono resistenti alla pioggia. Il resto di questi erbicidi sono formulati in maniera acquosa e trapassano la lamina fogliare; il ciò costa del tempo. Fino a quando tale processo non si conclude, l’erbicida può essere facilmente dilavato. Per l’assorbimento di erbicidi di contatto è importante, dopo l’applicazione, di avere almeno sei ore di tempo asciutto. Nel frattempo il cielo deve essere coperto, con umidità relativa elevata, ma appunto asciutto. Tali erbicidi devono essere distribuiti quando le infestanti possiedono le foglie piccoline. Evitare di perdere tempo, prima che le infestanti induriscano l’apparato vegetativo.
Dopo tanta pioggia le piante reagiscono in maniera più sensibile agli erbicidi di contatto. Difatti le precipitazione possono indebolire lo strato ceroso protettivo delle piante per: riduzione della formazione di cera, sollecitazioni meccaniche tramite le gocce, danni tramite lo schizzare delle particelle del terreno. Inseguite alle foglie tumefatte ed eventuali strappi, l’assorbimento dell’erbicida diventa difficile. Prima che inizia a piovere distribuire un erbicida sarebbe irrazionale. Non solo perché il periodo di asciutta indicato probabilmente non verrà raggiunto, bensì l’asciugarsi può essere più lungo che come descritto sulla confezione. Prima che piove di solite e tutto coperto con una umidità relativa elevata. E’ questo non è favorevole per la velocità di asciugatura.

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I fungicidi, grazie alla loro modalità di agire, possono essere di copertura, sistemici oppure avere entrambe le modalità. I fungicidi di contatto devono impedire che una spora fungina germini oppure penetri nella foglia. La distribuzione del fungicida sulla foglia deve essere ottimale. Cercare di spruzzare sulle foglie asciutte. Difatti è ideale trattare con clima asciutto e soleggiato, il prodotto si asciuga rapidamente e aderisce bene. Questo avviene anche con gocce più grandi, almeno che, esse siano distribuite per bene sulla foglia. La sera, con la formazione di rugiada, la foglia diventa di nuovo bagnata, attraverso cui il principio attivo si diffonde nuovamente e quindi esplica protezione. La pioggia riduce la durata di efficacia dei fungicidi di contatto, per il fatto che appunto una parte del fitofarmaco si perde per dilavamento. Cercare di spruzzare i fungicidi di contatto preferibilmente con tempo asciutto e un po’ di vento. Il prodotto si asciuga velocemente sulla foglia. I fungicidi sistemici possiedono un’altra modalità di trasporto e azione rispetto a quelli di copertura. Essi vengono assorbiti dalle foglie e tramite il legno o xilema, vengono trasportati all’interno della pianta. Un fungo in fase di germinazione viene eliminato, non appena inizia ad assumersi le sostante nutritive della pianta. Quanto veloce sarà il fungicida sistemico all’interno della pianta dipende dalla formulazione del prodotto (ossia dal grado di solubilità dell’agrofarmaco) e dalle proprietà di sistemia del gruppo. L’assunzione di prodotti sistemici sotto forma di emulsione concentrata, risulta più rapida rispetto a quella idrosolubile. Alcuni formulati commerciali contengono dei cosiddetti prodotti adesivanti. Questi possono in un certo modo, ridurre le perdite per dilavamento. In un periodo con rovesci continui o durante l’irrigazione possono essere aggiunti dei adesivanti di consistenza lattiginosa.

Fonte: Kartoffelbau 05/2012 pag. 30-33

Autore: Erno Bouma