Come nessun altra coltura, la patata assorbe durante il suo breve ciclo vegetativo un elevata quantità di potassio. In media, con una resa di 300-350 q/ha, dal terreno vengono assorbiti circa 200 kg/ha di K2O. L’assunzione di azoto invece si aggira attorno i 170 kg/ha. In base al tipo di terreno e la sua utilizzazione, il fabbisogno di potassio deve essere valutato durante la fase di concimazione. Quando nella soluzione circolante del terreno si presenta un alta concentrazione di ioni potassici, la pianta predilige tale situazione e ne assume a grandi quantità. All’interno di essa avviene uno scambio delle particelle con la formazione di acido citrico e acido ascorbico. Questi hanno oltremodo un influenza sulla formazione di macchie scure e di imbrunimento del tessuto amilaceo durante la cottura. Le maculature bluastre si formano quando all’interno del tubero penetra l’ossigeno, favorito dagli urti e dalle pressioni, provocando così una trasformazione fenolica. Gli acidi ascorbici possono ridurre questi imbrunimenti, le patate saranno così meno suscettibili a tali danni. Stesso discorso avviene con l’applicazione dell’acido citrico. Infatti durante la preparazione dell’impasto di patate, quest’ultimo al contatto con l’aria si imbrunisce. In questo caso se si aggiunge un po’ di acido citrico, la reazione viene bloccata. Quindi se coesiste un adeguata presenza di acido citrico all’interno della patata, il fenomeno può essere ridotto in maniera naturale. Anche durante la fase di cottura, l’acido citrico può fungere da antagonista contro la formazione di acido clorgenico. Il contenuto di potassio all’interno della patata si aggira attorno il 2-2,5 % sulla sostanza secca.

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E’ risaputo che il contenuto d’amido nel tubero è influenzato dall’aggiunta di una concimazione potassica. Accanto alla quantità distribuita, anche la forma del concime ha una sua funzione. La patata appartiene alle colture più sensibili al cloro, cioè quest’ultimo riduce l’accumulo di amido nel tubero dalle foglie. Concimi potassici con contenuti di cloro distribuiti in primavera riducono il contenuto di amido già con basse dosi. 100-150 kg/ha di cloruro di potassio in prove sperimentali ha ridotto l’amido dal 0,5-1%. Durante la concimazione autunnale il cloro viene perso nelle falde durante il periodo invernale, quindi perde tutta l’efficacia. Ma anche una concimazione con solfato di potassio provoca una riduzione del contenuto amilaceo. Questo si osserva spesso quando la dose di somministrazione si aggira attorno ai 200 kg/ha e oltre. Quali effetti evidenzia tale concimazione sul contenuto d’amido e di potassio sul tubero, sono state ricercate presso l’università dell’Assia, Germania. Come campo sperimentale è stato scelto un suolo profondo di natura limosa. Il contenuto di potassio si aggira sui 6 mg/100 g di terreno. Come varietà sono state scelte Salome e Belana, entrambe predisposte ad un alto contenuto in sostanza secca. Accanto alla variante nulla, ossia senza l’apporto di potassio, sono stati aggiunti dosi di solfato di potassio rispettivamente di 200 e 400 kg/ha. Entrambe le varietà hanno mostrato lo stesso effetto. All’aumentare del contenuto di potassio si riduceva gradualmente in contenuto di amido. Ovviamente aumentava il contenuto del potassio nella sostanza secca della patata all’aumentare delle dosi dei concimi. Questo riduzione dell’amido viene osservato nella fisiologia vegetale della patata. Gli ioni di potassio migliorano il contenuto d’acqua all’interno della pianta, che grazie alla pressione osmotica portano ad un aumento del volume cellulare. In pratica significa che le piante trattate con un alto contenuto di potassio possiedono un alto contenuto di acqua all’interno della pianta stessa e quindi maggior capacità di assorbimento. Viceversa però tale fenomeno porta alla riduzione della sostanza secca e quindi dall’amido. Inoltre aumenta l’efficienza dell’acqua, ossia per produrre la stessa quantità di sostanza secca la pianta necessita di meno acqua. I tuberi con un alto contenuto d’acqua e pressione cellulare sono meno suscettibili agli urti. Accanto a ciò il potassio funge da attivatore di enzimi in specifiche reazioni metaboliche e quindi anche alla formazione di amido. Così si spiega perché con basse quantità di solfato di potassio (circa 100 kg/ha) si può avere un incremento amilaceo. Nella prova sperimentale la concimazione ha portato effetti positivi sul contenuto di potassio nella patata. Senza tale apporto, entrambe le varietà contenevano un percentuale inferiore di potassio, appena del 1,5 % sulla sostanza secca. Dato che altri fattori come temperatura, radiazioni solari, acqua disponibile per le piante, disponibilità di azoto, condizione di crescita, insorgenza di malattia ecc. influenzano il contenuto dell’amido, la sola concimazione potassica non risulta tale da convertire il tutto.

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Il potassio è l’elemento che, come già accennato, viene maggiormente assorbito dalla pianta e che così porta ad un incremento della produzione. Soprattutto su terreni leggeri e sabbiosi c’è da considerare un incremento di produzione. Dato che il potassio si trova sotto rischio di dilavamento, le concimazione devono essere seguite in primavera. Il fabbisogno di potassio nelle piante in via di germinazione è limitato, dato che ancora prendono il sostegno dal tubero madre. Infine il fabbisogno sale in maniera dinamica e permane su un alto livello. Con l’inizio della fase di maturazione il fabbisogno si riduce di nuovo. I sintomi di carenza da potassio non sono sempre facilmente individuabili, dato che le foglie non assumono una fase di schiarimento come nel caso dell’azoto. I sintomi di potassio portano alla formazione di necrosi nelle punte e lungo i bordi fogliari. Se la pianta soffre di tale carenza, può risultare suscettibile alla alternariosi. Per avere un accertamento sulla disponibilità di potassio presente nel suolo, il metodo convenzionale deve eseguire degli analisi nel terreno con le relative raccomandazioni sulle concimazioni. Di questi valori sono da eliminare composti di potassio rimasti dai residui della raccolta della concimazione. L’uso di varietà diverse può inoltre incidere sull’aumento o sulla riduzione della quantità di potassio assorbita nell’ordine di 50-80 kg/ha. Tali accorgimenti portano a delle conclusioni differenti:
• le varietà precoci devono essere concimate con dosi decrescenti, dato che il contenuto di amido sono già bassi e con eccessi di potassio diventano ancora più bassi;
• le varietà con basse percentuale di amido devono essere concimate in maniera decrescente, in caso contrario assumano un aspetto vitreo;
• le patate tendenti ad avere un alto contenuto di amido e che cambiano colore durante la cottura devono essere concimate a dosi crescenti, affinché prestano le qualità tecnologiche idonee e riducano la sensibilità contro gli urti e le maculature
Nella coltura biologica il potenziale produttivo è più basso rispetto a quello convenzionale, calando ovviamente il fabbisogno di potassio nel terreno. Nel biologico è consentito l’applicazione di concime minerale come ad esempio il solfato di potassio. Ma anche concimi organici possono coprire i fabbisogni di potassio. Il letame può essere distribuito solo in autunno e deve essere ben maturo. La quantità da apportare si aggira attorno i 35-40 t/ha. Anche le varie tipologie di liquame possono essere applicate, rispettando però i limiti massimi consentiti dalla legge.

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Fonte: Kartoffelbau 03/2013 pag. 34-36
Autori: Reinhard Schmidt, Eberhard Koelsch
NB Le dosi sono riferite agli standard italiani e non tedeschi.