La vegetazione naturale di un dato territorio cambia con il trascorrere delle stagioni e con l’avvicinarsi di specie che nascono, svolgono il loro ciclo vitale e si riproducono in determinati periodi dell’anno. Durante il ciclo di sviluppo di queste erbe, altre nascono e vivono, sopraponendo in parte, la loro vegetazione a quella delle erbe nate prima, e quest’ultime a loro volta, cedono il passo ad altre in un secondo momento. In questo modo la flora si rinnova continuamente nelle sue componenti specifiche, in modo da costituire un manto vegetale sempre presente, ma diversamente assortito con il trascorrere delle stagioni. Dalla ricerca sulla presenza stagionale in natura delle specie spontanee più diffuse negli appezzamenti italiani coltivate a patata, si evince la presenza di tre gruppi di specie, omogenei per epoca di nascita e di fioritura:
– Specie che nascono in autunno o durante l’inverno, e fioriscono durante la primavera successiva;
– Specie che nascono durante la primavera e che completano il loro ciclo vitale nel corso dell’autunno dello stesso anno;
– Specie con nascita indipendente dalla stagione, tali perché sono munite di organi perenni sotterranei.

Allotment - Potatoes behind shed 2010-06-14
La tecnica colturale adottata nei confronti della patata, particolarmente sensibile alla competizione delle malerbe, si è ulteriormente affinata nel corso degli ultimi anni, prevedendo una semina anticipata e una maggiore distanza tra le file per migliorare la pezzatura dei tuberi e anche il controllo delle malerbe stesse. Il contenimento delle infestanti deve essere integrato da misure agronomiche di carattere preventivo, come una rotazione almeno quadriennale che preveda preferibilmente la coltivazione del frumento in precessione, oltre a escludere le altre solanacee. Non sono da trascurare inoltre le fertilizzazioni organiche, o in alternativa coltivazioni da sovescio, insieme ad un equilibrata concimazione minerale. La preparazione anticipata del terreno nell’autunno precedente è necessaria per le particolari esigenze relative alla struttura del suolo, la minuziosa sistemazione dei terreni al fine di favorire il deflusso delle acque in eccesso è ugualmente indispensabile per gettare le basi di un ottimale coltivazione. Determinante risulta l’eliminazione chimica delle erbe dal letto di semina con il riscorso ad applicazione di devitalizzanti sistemici come ad esempio il Gliphosate.
La lentezza con la quale la patata compie le prime fasi vegetative e quindi raggiunge la piena copertura del terreno, è uno dei principali motivi per cui si deve instaurare una corretta tecnica colturale per ottimizzare il contenimento delle malerbe. L’utilizzo alla semina di tuberi-seme pregermogliati è una tecnica che permette di ridurre i tempi di emergenza. Le assolcature riducono la concentrazione degli erbicidi per unità di superficie favorendo lo sviluppo di malerbe. A tal proposito si è diffusa la tecnica della formazione delle prose a 90 cm con macchine specifiche dotate di organi fresanti. Inoltre le sarchiature, abbinate alla rincalzatura al fine di riportare il terreno sulle prose, devono prevedere una limitata movimentazione di terreno onde evitare di danneggiare l’apparato radicale superficiale.
I migliori effetti si ottengono con malerbe ai primi stadi di sviluppo, prima che appiano sviluppato un consistente apparato radicale, avendo cura di evitare il verificarsi di piogge poco dopo l’intervento. Si possono eseguire un paio di interventi in post-emergenza sulla base della particolare situazione floristica. Un importante ruolo nel diserbo della patata viene svolto dai trattamenti preventivi eseguiti in pre-emergenza dopo l’ultima rincalzatura, allo scopo di contenere le sempre più diffuse infestazioni dicotiledoni, mentre in post-emergenza si può ultimare la lotta verso le malerbe a foglia larga ed effettuare quella più specifica verso graminacee annuali e perenni. L’anticipo della semina per poter allungare il ciclo e migliorare le produzioni comporta un maggior rischio di infestazione di malerbe a nascita di fine inverno, come crucifere e poligonacee, oltre a quelle primaverili. Particolare attenzione va riservata, oltre alle diffuse dicotiledoni, alle specie pluriennali come la gramigna, che con lo sviluppo dei loro rizomi possono deformare i tuberi. Tra le malerbe a foglia larga, Solanum nigrum, riveste un ruolo determinante ai fini non solo della lotta, ma anche delle prevenzione della diffusione di agenti patogeni, anche se per l’affinità botanica con la patata ne risulta particolarmente difficile il contenuto. Particolare importanza assumono le rotazioni per contenere le insidiose infestazioni delle malerbe perenni a foglia larga diffuse con le lavorazioni ridotte.

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Per ottemperare a una buona tecnica di diserbo chimico della patata, riveste una fondamentale importanza l’azzeramento delle malerbe in pre-semina con i devitalizzanti fogliari (Gliphosate). La successiva applicazione di erbicidi residuali dopo l’ultima rincalzatura in pre-emergenza della coltura si esegue con dosi medio elevate di prodotti residuali miscelati tra di loro come Flufenacet, Pendimetanil, Aclonifen, Clomazone o Metribuzin, quest’ultimo più indicato a valorizzare i trattamenti di post-emergenza allo scopo di contener contemporaneamente la maggior parte delle malerbe graminacee e a foglia larga. Flufenacet insieme a Pendimetanil contribuisce a contenere anche le più problematiche infestazioni di S. nigrum. Inoltre, Pendimetanil consente di contenere lievi infestazioni di Cuscuta, oltre a migliorare il contenimento di graminacee, chenopidiacee e poliganacee. Per allargare lo spettro d’azione e ridurre i rischi di danni alla coltura dovuti a elevati dosaggi di p.a., si tendono a utilizzare complesse miscele di più principi attivi, scelti sulla base delle presumibili malerbe. L’applicazione degli erbicidi residuali subito dopo l’ultima rincalzatura con terreno ancora fresco risulta determinante sia per ottimizzare l’attivazione in assenza di pioggia, sia per la migliore stratificazione del prodotto sul terreno. Applicazioni tardive eseguite poco prima dell’emergenza dei germogli espongono maggiormente la coltura a rischi di fitotossicità, in particolare se si verificano abbondanti piogge su terreni sciolti. In questi casi è da preferire l’impiego di Metribuzin, parzialmente selettivo per via fogliare. Al contrario, se il terreno è secco e grossolano si va incontro a lievi perdite dei principi attivi erbicidi, ma soprattutto a una mancata attivazione degli stessi; in questi casi occorrerebbe provvedere ad una live irrigazione.
Nel caso di elevate infestazioni sarebbe opportuno intervenire prima della rincalzatura, allo scopo di non seppellire malerbe che poi potrebbero riemergere non controllate dagli erbicidi non controllate dagli erbicidi residuali, e non potrebbero nemmeno essere contenute in post-emergenza perché troppo sviluppate. Nel caso in cui dopo gli interventi residuali nascano molte malerbe a foglia larga, con Rimsulfuron e Metribuzin, il primo dei quali risulta più attivo, oltre che verso le graminacee, verso le varie famiglie a foglia larga. Metribuzin rimane alla base per le applicazioni estintive da effettuarsi con malerbe allo stato cotiledonare; deve essere utilizzato con precauzione sulle varietà più sensibili. Inoltre con l’impiego di Metribuzin, allo scopo di migliorare il grado di efficacia, è consigliabile intervenire su malerbe particolarmente idratate, per esempio dopo piogge o interventi irrigui, o prima che si asciughi la rugiada al mattino presto. In questi casi occorre ridurre le dosi di impiego in quanto anche la coltura può risultare un pò sensibile. Verso le generalità delle infestanti monocotiledoni è possibile disporre di un ampia gamma di graminicidi specifici, tra cui Ciclossidim, Propaquizafop dotati di elevata selettività ed efficacia in tutti gli stadi di sviluppo della coltura.

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L’epoca di raccolta viene determinata sulla base di parametri che considerano il peso volumico, la sostanza secca e il contenuto in zuccheri riducenti dei tuberi. Altri aspetti empirici sono la consistenza dell’epidermide e la senescenza della foglia. E’ opportuno evitare di ritardare eccessivamente la raccolta per non causare l’inverdimento dei tuberi affioranti, il germogliamento e l’eccesivo ispessimento della buccia. Per ridurre la comparsa di queste problematiche e nel contempo uniformare il grado di maturazione, risulta necessario interrompere l’attività fisiologica della coltura nel momento in cui gli obiettivi di produzione sono stati raggiunti, facilitando nel contempo la maturazione della buccia così da ridurre i danni durante le fasi di raccolta e di lavorazione, promuovere il distacco dei tuberi dagli stoloni, nonché impedire la migrazione di attacchi di peronospora ai tuberi e diffusione di virosi. Per fare ciò si può ricorrere alle più blande operazioni meccaniche di rullatura o trinciatura della vegetazione, o ai più radicali interventi di disseccamento della parte aerea, che consentono di devitalizzare le eventuali infestazioni sfuggite al controllo o emerse successivamente a seguito della degradazione degli erbicidi residuali e della riduzione della competitività degli apparati fogliari, mediante la pratica del pirodiserbo o l’applicazione di dissecanti (Carfentrazone, Pyraflufen-Etile).
In presenza di coltura con limitato apparato vegetativo è possibile intervenire direttamente quando le foglie sono ingiallite e senescenti, programmando l’applicazione da circa 7 a 15 giorni prima della raccolta. Con elevato sviluppo vegetativo, in particolare su varietà tardive e in presenza di malerbe vegetanti, potrebbe risultare necessario un doppio intervento, ripetuto a distanza di 5-7 giorni. Qualora vi fosse la necessità di anticipare la raccolta prima del periodo di senescenza fogliare o in presenza di una notevole biomassa, potrebbe risultare necessario effettuare una preventiva frantumazione meccanica della vegetazione lasciando una lunghezza degli steli di almeno 10 cm. L’intervento disseccante può essere effettuato alle medesime dosi di applicazione, potendo ridurre sensibilmente il volume d’acqua, 2-4 giorni dopo la trinciatura.

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Fonte: La Patata, Coltura e cultura di R. Angelini, pag. 524-533
Autori: Gabriele Rapparini, Giovanni Campagna