La coltura intercalare all’interno di un sistema agrario è ben accettata da un punto di vista politico e agronomica. Nel primo caso troviamo la protezione dall’erosione contro i fattori atmosferici (acqua e vento), la riduzione della perdita degli elementi nutritivi (protezione dell’acqua superficiale e delle falde acquifere), mentre in primo piano troviamo pure lo sviluppo della biodiversità. Tramite le ultime misure agrarie, la realizzazione delle colture intercalare non ha ancora preso incremento. Nel secondo caso, ossia l’aspetto tecnico o agronomico, la realizzazione della coltura intercalare serve per il mantenimento della fertilità del suolo, (contenuto in humus, legame degli elementi nutritivi) la struttura del terreno, lo sviluppo della crescita vegetativa, (facilità di radicazione, rottura del costipamento del terreno) l’utilizzo del sottosuolo per quanto riguarda la disponibilità di acqua ed elementi nutritivi, il controllo delle erbe infestanti e l’utilizzo di tali colture contro la lotta di alcuni nematodi. Il tutto ciò per la coltura di nostro interesse: la patata. Inoltre la coltura intercalare serve per aumentare la resa, perché ormai tante volte le rese medie non riescono a coprire i costi. Però è anche vero che sotto vari aspetti la coltura intercalare può avere degli effetti negativi . Difatti più organica risulta la coltivazione, più elevato è il rischio di infestazione di alcuni parassiti del terreno oppure l’infezione di alcuni patogeni tellurici. Un problema che è alquanto conosciuto nella coltivazione del biologico.

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Le colture intercalari sistemate per bene, principalmente durante la fase di fioritura, sono un incanto per gli occhi, soprattutto per gli amanti della natura. Per i vari insetti, tra cui api, bombi, cimici, cicale, afidi e le numerose specie di farfalle, l’antesi corrisponde con il culmine massimo della loro attività biologica. Come già accennato, da un punto di vista di tutela del paesaggio, risulta armonioso tutto insieme, ma è anche vero che nel frattempo pullulano altri tipi di insetti che diventeranno dannosi una volta insediata la patata in campo. Perdite e scarto di prodotto, in questo caso tuberi mangiati, posso essere molto elevati. Tra questi insetti ricordiamo soprattutto i generi di nottue (prettamente attivi di notte da cui il nome), tra cui Agrotis, Mamestra, Spodoptera, Autographa; per nominarne qualcuno, visto il numero elevato delle specie. Le loro larve sono molto polifaghe e si nutrono di varie radici o tuberi (patata, cereali, bietole, rape ecc.). Le larve delle tipule (Tipula spp.) e dei maggiolini (Melolontha spp.) sono anche’esse responsabili dei vari danni trofici sul tubero della patata. I danni sono alquanto simili a quelli causati dalle nottue. Quest’ultime si possono riscontrare pure in magazzino durante la fase di stoccaggio. Gli adulti degli elateridi (Agriotes), osservabili sui prati stabili, terreni incolti così come sulle colture intercalari, non creano alcun danno. Tuttavia le loro larve, conosciuti come ferretti, possono causare gravi danni trofici ai tuberi. Questi ultimi non hanno nessun valore commerciale, ma solamente destinati all’alimentazione zootecnica o al biogas. Le larve di tutti questi insetti si sviluppano durante il periodo primaverile-estivo fino all’inizio dell’autunno, provocando degli danni alquanto evidenti durante la graduale maturazione dei tuberi, se non si interviene con delle soglie di intervento, ad esempio le trappole a feromone, oppure se durante l’attacco non viene anticipata la raccolta. Senza questi accorgimenti, soprattutto in situazioni ambientali favorevoli a continui pullulazioni di insetti, i danni ai tuberi possono ammontare tra il 30-50 %, rendendo il campo non redditizio. Una prassi può essere eseguita a durante l’autunno, quando le colture intercalari vengono lavorate con il terreno, interferendo sullo sviluppo delle larve. Stessa esecuzione avviene prima di piantarele patate. Questo passaggio non effettua una eliminazione totale delle larve e delle pupe, ma la densità di popolazione si riduce notevolmente.

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Per quanto riguarda i funghi, che vivono nel terreno con una ampia cerchia di piante ospiti e potenzialmente pericolosi abbiamo: Rhizoctonia solani, Spongospora subterranea, Colletotricum coccodes, Sclerotinia sclerotium, Fusarium spp., Verticilium spp. I batteri coinvolti sono soprattutto Streptomyces scabies e i generi Pectobacterium e Dickeya. Tutti questi patogeni hanno delle attività in comune; difatti la patata, altre colture e le infestanti sono le loro piante ospite. Pertanto questi agenti patogeni si ritrovano costantemente nelle rotazioni e quindi anche nel campo di patata. Essi si trovano allo stato latente nel terreno così oppure talvolta evidente sulla patata o anche al suo interno. Sotto questa visuale è come se la coltivazione di patata fosse in costante monosuccesione, mentre in realtà non lo è. Queste malattie causano in ogni annata più o meno delle cosiddette perdite di base, talvolta delle perdite totale, di cui oramai i produttori sono abituati. Altri fattori complementari sono le lavorazioni del terreno incompiute oppure costipamento del terreno, portando ad una riduzione della resa e quindi anche essi rientrano nelle perdite basilari. Secondo alcuni ricercatori neozelandesi, i risultati di ricerca durante delle prove sperimentali oscillarono tra una resa media di 49-66 t/ha. Senza tali malattie sopracitate, ossia solo con piante in buono stato fitosanitario, avrebbero riscontrato una resa più elevata, dai 20-42 t/ha in più, quindi nel complesso una media di 91 t/ha. Questi valori, nella nostra realtà, non sono realizzabili. Una raccomandazione agronomica: a causa della continua pressione fungina e batterica sul terreno nelle strette rotazioni, è ragionevole eliminare la parte vegetativa della patata durante la raccolta è toglierla dal campo. Il motivo sostanziale è dovuto alla cospicua presenza di agenti quali Rhizoctonia, Sclerotinia e Colletotricum. La permanenza della parte verde della patata sul campo non fa altro che favorire la diffusione di questi patogeni.

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Secondo alcune prove in contesto biologico, l’utilizzo di biofumiganti e concie con colture batteriche sul suolo non hanno portato nessun riscontro significativo per quanto riguarda la resa e la qualità. Consigli tecnici solitamente mirano ad uno o al massimo un paio di malattie da controllare, principalmente quelle attuali in campo. Evidentemente l’interesse aumenta quando il danno è già presente. Difficilmente si possano eseguire tutte le operazioni per contenere tutti i fitofagi e i patogeni allo stesso tempo. L’utilizzo del tubero seme certificato e testato, con una buona lavorazione del terreno, purtroppo non bastano per coprire tutti le insidie che ruotano attorno alla patata. Come già detto, nessun singolo provvedimento porta ad una efficienza completa. Solo nel concetto generale possono essere ridotti i già accennati danni basilari. Considerazioni finali: dopo la raccolta della coltura precedente prima della patata, vale con l’utilizzo degli elementi nutritivi e le lavorazioni del terreno esatte, la riduzione della fonte di inoculo dei patogeni sopracitati, l’ utilizzo di tuberi seme certificato e testato, e per concludere, promuovere la resa quantitativa e qualitativa durante il ciclo vegetativo della patata.

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Fonte: Kartoffelbau 07/2015 pag. 14-18

Autore: Albrecht Nitsch