La forte attenzione sulla crescente e continua  richiesta di materie prime come elementi di base per una energia rinnovabile, deriva dall’esaurimento delle materie fossili e dall’obbligo di riduzione dell’emissione di anidride carbonica nell’atmosfera. La disponibilità degli agricoli sulla coltivazione di materie prime viene promossa grazie a dei programmi nazionali ed europei con priorità di base sulla coltivazione delle piante energetiche. Però è anche vero che ci sono dei limiti da attenzionare, sia da un punto di visto agronomico che economico.

Anche se la patata appartiene a quel gruppo di piante che nell’unità di tempo produce una considerevole quantità di biomassa, in questo caso rispetto ad altre colture come mais, grano, bietola da zucchero e colza, non ha la pole position. Tuttavia la patata gioca un ruolo interessante tra le materie prime come coltura all’interno delle piante industriali; soprattutto come estrattore di amido e nella produzione di distillati, un po’ meno come pianta energetica per l’estrazione di bioetanolo e biogas. Come materia grezza per l’industria dell’amido e distilleria, l’uso della patata ha una lunga tradizione. Entrambi tipi di produzioni hanno ancora oggigiorno una certa importanza, anche se negli ultimi anni si sono osservati delle oscillazioni e nel complesso delle restrizioni nell’ultimo arco degli anni. La coltivazione della patata come “functional food” (prodotti alimentari con effetti positivi sulla salute) è ragionevole è viene preso in considerazione dagli istituti di ricerca e dalla coltivazione applicata.

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Nonostante le elevate rese per superficie ed il quantitativo di amido ricavato per ciascun ettaro, la patata si trova in svantaggio nei confronti di altre piante utili, poiché anche se i costi di produzione siano più o meno gli stessi, i costi per l’estrazione dell’amido sono evidentemente più alti rispetto al frumento o al mais. Inoltre c’è da considerare i maggior impieghi per l’utilizzo di prodotti secondari così come lo svantaggio delle campagne politiche agrarie. Difatti finora i premi conteggiati per le patate da amido con l’intera filiera amilacea furono disaccoppiati in parte e, a partire dal 2012, disaccoppiati completamente. Così è decaduta la cosiddetta quota amido poiché non ci sono più dei premi minimi. Questa situazione economica ha comportato un evidente calo delle superfici. Per i produttori di patate da amido quindi, mettere una coltivazione più efficiente in prima linea,  tiene il più alto possibile il valore aggiunto dei relativi pregi nei confronti delle altre colture. Fattispecie, le patate da amido posizionano, oltre per avere una elevata resa anche un elevato contenuto in amido; questi fattori sono importanti per i modelli di pagamento per le fabbriche di amido e anche per il futuro. La riduzione delle superfici di patate da amido si è manifestato nella intera comunità europea, dove la superficie complessiva di 247,8 Tha (tera-ettaro) nel anno 2005, si è ristretta  a 183,0 Tha nel 2015, quindi una riduzione alquanto significativa. Tale contrazione si è percepita soprattutto in Germania. Questo trend è stato rafforzato tra i vari paesi con normative nazionali differenti. L’amido non si ottiene solamente dalla patata, ma anche da una serie di piante agrarie, ad esempio mais e grano. In percentuale la patata, rispetto alle altre colture, ha subito una restrizione più marcata, mentre a pari merito, i cereali hanno subito un leggero rialzo.

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L’amido di patata è alquanto puro e supera, secondo alcuni parametri, desiderati sulla qualità rispetto ad amidi di altre specie agrarie. Questo tipo di amido si distingue particolarmente per la grandezza media dei granuli amilacei e il loro contenuto in fosforo per quanto riguarda l’estrazione. L’amido di patate è composto da 17-22 % di amilosio e da 78-83 % di amilopectina. Ogni componente ha dei pregi definiti per l’utilizzazione. La separazione chimico-fisica è tuttavia difficile e dispendioso. Perciò tramite la selezione con l’aiuto della tecnologia genetica, si punta anche su una vasta creazione di patate libere da amilosio. Per l’estrazione dell’amido in teoria si potrebbero utilizzare tutte le varietà. Ma nella  pratica vengono utilizzate solo patate per quello scopo, ovvero varietà con un alto contenuto in amido. L’utilizzo dell’amido viene sfruttato sia nel settore degli alimenti che anche nel campo tecnologico. Per l’uso della quantità di amido estratto, il 60 % viene sfruttato per la lavorazione dei prodotti alimentari. Oltre il 30 %, invece, viene usato per la produzione di carta e di cartone ondulato. La rimanente parte viene sfruttata per ulteriori processi industriali. Per la quantità estratta di patate, nello specifico, il 33 % contribuisce il settore alimentare, mentre il 66 % nel settore tecnologico. I reparti coinvoltiin quest’ultimo settore sono: carta, cartone, carta da giornale, carta grafica, carta da imballo. Per il settore edilizio troviamo i panelli in gesso, cartone e fibra. Colla di amido (per tappeti), colla per il legno e prodotti per la lavanderia sono ulteriori possibilità di utilizzo. Infine esiste anche un uso per la produzione di dentifricio, shampoo, borotalco, pillole e antibiotici. A distanza, l’amido può rappresentare materiale di scarto per alcuni prodotti come pellicole, materiale da imballo e altri prodotti.

L’introduzione di patate per la produzione di alcool si è ridotto a causa dello scadere delle leggi di monopolio sulle distillerie nel 2013 e tale contrazione continua a ridursi. La riduzione della patata come materia prima e allo stesso tempo l’aumento dell’uso della bietola da zucchero  e derivati,  ha anche il loro motivo, in quanto i costi di produzione della patata da amido sono più alti mentre il reso in etanolo per ettaro è più alto nella bietola. L’uso invece di cereali ha dei vantaggi che sono legati alle campagne di natura politica agraria  e alla facilità di stoccaggio. La parte estratta dalla patata per la continua richiesta di bioetanolo come carburante per i motori a combustione è molto bassa. La produzione mondiale di bioetanolo si basa su materie prime quali cereali, zuccheri e zucchero da canna. Solo Brasile e Stati Uniti rappresentano il 70 % della produzione globale, nella comunità europea solo il 6 %. La bassa importanza della patata in questo settore diventa ancora più evidente, quando attualmente i biocombustibili (biometano, bioetanolo, biodiesel ecc.), rappresentano solo il 5 % dei mezzi che usano tali combustibili, di cui solo 1.4 % è rappresentato dal bioetanolo.

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Per l’estrazione del biogas in passato si utilizzavano le deiezioni bovine, suine e avicole come substrato di base in molti impianti. Oltre a composti liquidi possono essere utilizzati dei composti solidi per la fermentazione, come ad esempio letame, sili, vinacce, residui vegetali, così come rifiuti urbani e industriali. In questa fattispecie il ruolo della patata è poco significante. Il maggior quantitativo della industrie di lavorazione provengono fondamentalmente da scarti e bucce dalle aziende di trasformazione, oppure da delle vere e proprie aziende pelatrici, come materiale di eccesso non più utilizzabile così come prodotti secondari delle industrie dell’amido, distillerie e aziende per l’estrazione di etanolo. La quantità complessiva non è poco, è può comprendere circa 1 milione di tonnellate, se considerando che oltre 2,5 milioni tonnellate di patate vengono lavorate in vari modi. Questo fa alla fine solo il 2 % della lavorazione che vanno a finire negli impianti biogas. Questo è dovuto alla non sempre disponibilità del prodotto, ma anche alla bassa resa di gas nei confronto a substrati di diversa origine. Quindi la frazione della patata utile nella produzione di energia è manco da nominare, se si osserva, che nella produzione di energia rinnovabile, solo un terzo di tale energia  è rappresentato dalle biomasse, di cui la patate fa parte solo il 2 %. La patata, come coltura agraria, ha un ruolo indiscusso per quanto riguarda l’alimentazione umana.

Come utilizzo di materia grezza prende piede come pianta industriale e si colloca dopo la colza, nonostante le superfici sono in diminuzioni. A causa della buona qualità di amido della patata con il 35-40 % dell’amido prodotto nell’industria amilacea. Nella produzione di alcol la patata è coinvolta solo con l’1 %. Come pianta energetica per la produzione di biogas e bioetanolo la patata gioca un ruolo poco significativo. Più importante invece gli scarti di lavorazione e bucce della patate, dalle aziende di trasformazione del prodotto e pelatrici, che vanno a finire negli impianti di biogas.

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Fonte: Kartoffelbau 08/2016 pag. 39-43
Autore: Peter Schuhmann