I nematodi galligeni appartengono ai parassiti più temuti e diffusi nelle colture agrarie. Si tratta di piccoli animali microscopici, che attaccano i tuberi e le radici nella parte sottostante il suolo. Oltre che sulla patata, i nematodi galligeni attaccano pure pomodoro, carota e cereali. In questo caso però si tratta di specie differenti. Nella pataticoltura due specie conducono un ruolo principale, la Meloidogyne chitwoodi e M. fallax.

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La specie M. chitwoodi fu descritta per la prima volta nel 1980 negli Stati Uniti. All’epoca sono stati riscontrati forti infestazioni sulla parte nord occidentale degli USA. Successivamente sono state documentate le prime apparizioni di tale parasita anche in Europa. Negli anni 90 è stato descritto in Europa un parente molto stretto, M. fallax. Esso si differenza per alcune caratteristiche fisiologiche, ma comunque risulta molto simile alla specie precedente. Entrambe le specie sono simili con un’altra specie che attacca pure la patata, la M. hapla. Per questo motivo in passato era facile creare delle confusioni sulle specie. Le analisi di alcune documentazioni più vecchie mostrano che già a partire dagli anni 30 nel nostro continente si sono verificate gli attacchi da parte di M. chitwoodi, ma che non si conosceva ancora l’entità precisa. L’origine di entrambe le specie in discussione è tuttora in dibattito.
I danni causati da questi organismi mostrano degli ingrossamenti specifici, definite appunto galle, che si sviluppano negli organi sotterranei colpiti. Questi cambiamenti portano alla formazione di un sistema di cellule nutritive, che vengono formate dalla pianta colpita e porta alla nutrizione del nematode. Alcune specie di nematodi galligeni mostrano dei segni molto grossi, le specie in questione invece mostrano dei sintomi più leggeri sulla radice. Se l’apparato radicale è fortemente colpito possono manifestarsi dei sintomi non specifici anche nella parte superiore della pianta, come accrescimenti stentati e appassimenti anticipati. Qui il problema quindi non è solo che si tratta di sintomi non specifici, ma anche che il produttore non riesce a riconoscerli nella maggior parte dei casi. Solo una diagnosi in laboratorio mette in chiaro tutte le problematiche. Gli attacchi sull’apparato radicale possono portare seri danni sulla quantità dei tuberi. Nella norma però, la diminuzione del raccolto non è la causa principale dei nematodi galligeni, ma bensì l’inutilizzo del prodotto come consumo fresco o come trasformato. La riduzione della qualità è dovuta alla formazione di galle sulla parte esterna del tubero. Questo provoca un aspetto poco gradevole alla patata, tipicamente bitorzoluto e verrucoso. La parte sottostante la buccia può assumere una composizione imbrunita oppure necrotizzata. potato, meloidogyne2
L’entità del danno si sottopone a molteplici fattori. Così il grado di tolleranza da parte delle varietà commerciale gioca un ruolo fondamentale. Secondo alcune dichiarazioni da scienziati olandesi, si possono definire dei sintomi specifici sul tubero in base alla varietà. Nella ricerca è stato definito che, la varietà Agria mostra dei sintomi meno marcati rispetto la varietà Bintje. Tendenzialmente le varietà precoci risultano leggermente più resistenti rispetto alle varietà tardive. Questo però non può essere generalizzato, dato che altri fattori entrano in gioco. Probabilmente anche il tipo di terreno svolge un ruolo importante nel ciclo di questi nematodi, soprattutto i terreni leggeri risultano essere più indicati.
Come già accennato, la varietà e il tipo di pianta ospite giocano un ruolo importante per la formazione dei sintomi galligeni. La densità di infestazione, ossia il numero di nematodi presenti nel terreno, è meno influente rispetto ai nematodi cisiticoli. Così la popolazione di Meloidogyne si riduce in maniera veloce, se non sono presenti le loro piante ospiti. Già dopo un mese, con l’assenza della pianta ospite, il numero della popolazione di nematodi si può ridurre fino all’80 %. Ma basse intensità di popolazioni sono già sufficienti per causare dei danni alle colture. Questo dipende dal periodo per generazione (3-4 settimane) e, in base alla pianta ospite, dal numero di generazioni che compiono in un anno. Inoltre lo sviluppo di M. chitwoodi inizia già con temperature di 5 °C, e quindi anticipa gli attacchi rispetto alle altre specie. I nematodi di prima generazione non causano danni ai tuberi. A partire dalla seconda generazione si intravedono i sintomi caratteristici sui tuberi che aumentano all’aumentare del numero di generazione. I danni più eclatanti si verificano con l’aumento delle temperature, soprattutto tra i 15 e i 25 °C. Secondo le attuali conoscenze, i sintomi appaiono solo in determinate condizioni, come accennato sopra. Una previsione certa sull’insorgenza del parassita è ancora da valutare bene. Può anche capitare che, il parassita si trovi nella rizosfera, ma la pianta non manifesta nessun sintomo. Però in questo caso si può verificare un pericolo, dato che il parassita può essere trasportato con la terra o con il tubero semina (infettate in maniera latente) in altri siti. In questi casi solo una ricerca di laboratorio può valutare lo stato di sicurezza del terreno.Tuber_2
La cerchia della piante ospiti delle due specie citate è molto grande e racchiude accanto alle specie dicotiledoni come patata, bietola e carota e alcune infestanti, anche i cereali. Questo differenzia le varie specie del genere Meloidogyne, ad esempio la specie M. hapla attacca la patata ma non i cereali, causando però degli effetti asintomatici sulla patata. Quindi con le classiche rotazioni, non è possibile ridurre la popolazione di Meloidogyne chitwoodi e M. fallax. In qualsiasi periodo dell’anno si può avere il rischio di una insorgenza di infestazione.
Quando entrambi le specie sono state designate come organismi da quarantena da parte dell’Unione europea, esistevano poche informazioni dall’America. A causa dei grandi danni che sono stati notificati in quelle zone, il nostro continente si mise in allarme. Un introduzione deve essere assolutamente evitato. Le due specie sono state documentate in UE, ma si hanno scarse informazioni sulla loro distribuzione. In alcuni stati membri sono state realizzati delle misure di prevenzione. Per lo sviluppo di una lotta strategica contro questi nematodi, bisogna avere dei dati certi sulla loro rilevazione in campo. Questi possono essere ottenute con documentazioni sul parassita, rilevamenti in laboratorio e la conoscenza dei sintomi sulle piante ospiti. Per il momento, a livello europeo vengono eseguite delle strategie differenti di prevenzione, in relazione le due specie di nematodi galligeni. Ufficialmente in Germania ci sono poche fonti, anche se in maniera ufficiale non sono stati eseguiti grandi rilevamenti. In Francia viene eseguito il sistema dell’eradicazione, mentre in Belgio e Olanda si utilizza invece un sistema di delimitazione. Anche la sicurezza e la certificazione dei tuberi da seme gioca un ruolo principale sulla salvaguardia del prodotto. La biologia del parassita comporta una difficile lotta di eradicazione, e le misure a disposizione sono da modificare. Non esistono a disposizione dei nematocidi specifici contro questi organismi. Inoltre con i mezzi chimici o la tecnica di solarizzazione, coesiste il rischio che i nematodi sfuggono a tali applicazioni e scendono in profondità di terreno, dove non riesce ad agire il prodotto. Come già accennato, anche una densità limitata può causare gravi danni.
Impostazioni di rotazioni con colture intercalari resistenti o varietà poco sensibili vengono studiati e mostrano degli esiti positivi. A momento però non possono essere applicati nell’atto pratico, che portano ad una eradicazione del parassita. Una grande riduzione della popolazione si è verificato applicando per anni continui l’uso di maggese. Ma dato che i nematodi riescono a sopravvivere a basse temperature di circa 10 °C per più di nove mesi, per lo più in assenza di piante ospiti; di conseguenza è anche da osservare la lotta contro le erbe infestanti. In generale si deve considerare anche l’igiene, affinché non vengono importati accidentalmente altrove.5389797
I nematodi possono in maniera autonoma spostarsi in profondità del terreno per circa un metro. Una deportazione avviene quindi principalmente con organi di propagazione, o in generale particelle di terreno aderente, macchine oppure le scarpe. Le vie di diffusione sono in larga misura conosciute, anche se con l’erosione dell’acqua e del vento e tuttora da chiarire. Però anche in questo caso i pericoli possono essere sempre in agguato. Si deve prestare attenzione durante la pulizie dei macchinari. Inoltre non deve essere importata nessun elemento terroso di origine sconosciuta sull’appezzamento di patata. Oggigiorno con l’internazionalizzazione del commercio e dei prodotti agricoli, tali parassiti possono essere trasportati anche a lunga distanza. La partita che arriva con grande quantità di terra può rappresentare un focolaio di infestazione. Questa importanza vale anche per altri organismi dannosi, quale il cancro della patata oppure i nematodi cisticoli. Dopo queste affermazioni sullo stato igenico-sanitario del tubero, esistono dei regolamenti specifici per quanto riguarda la produzione del tubero da semina. Essi devono garantire che nella loro zona di produzione devono essere assenti dalla presenza di Meloidogyne spp.. Questo può essere raggiunto solo se le patate vengono prodotte in zone deve non esiste la presenza del parassita. In questo caso devono essere eseguite delle ispezioni annuali sulla zona di produzione del tubero seme. Può capitare che vengono eseguite delle campionature a caso, per verificare lo stato fitosantiario degli organi atti alla riproduzione. Da ricordare che per tale categorie esistono delle normative particolari nella quale e buono osservare la presenza o meno dei nematodi galligeni.
In considerazione dell’attuale condizione europea sono messe in pratico tutte le misure possibili per evitare una pericolosa diffusione all’interno degli stati membri. Soprattutto a causa delle scarse informazioni sulla presunta distribuzione dei nematodi, sono da modificare gli attuali sistemi igienico sanitari. Con il cambiamento climatico è possibile anche l’insorgenza di nuovi attacchi nella pataticoltura europea.

Fonte: Kartoffelbau 05/2013 pag. 30-33

Autore: Bjoern Niere