La preoccupazione nell’estendersi degli attacchi di tignola in Italia ha portato ad attivare un piano di monitoraggio e di difesa contro questo lepidottero in sinergia tra diverse associazione ed enti. La tignola della patata (Phthorimaea operculella) è una piccola farfalla originaria del Sud America che attacca la patata e le altre solanacee coltivate (pomodoro e melanzana). Grazie alla sua capacità di adattamento a diverse condizioni climatiche è presente in aree delle regioni tropicali e sub-tropicali nel Sud, centro e Nord America, ma anche in Africa, Asia e Australia; rappresentando uno dei maggior fattori limitanti nella produzione di patate. In Italia è arrivata nella prima parte del secolo scorso grazie al commercio dei tuberi infestati. Negli ultimi decenni le zone maggiormente colpite dall’Italia sono la parte centro-meridionale e le isole maggiori. Più recentemente attacchi consistenti alla coltura da parte della tignola sono stati registrati anche nelle aree di produzione della patata nel Nord Italia.U0S0E0K0M0JR3KURZQYR7QDRQQS020Q0QQJRKQTRN0L0I0YQG01RHQ9RZQAR50JQN0YQHQFR20TRE0L0P0K0MQJRLQ
La tignola infesta tutte le solanacee, sia coltivate che spontanee, con particolare preferenza per la patata. Dalla coltura viene attaccata sia la parte aerea che i tuberi nella fase precedentemente alla raccolta. Ma mentre i danni fogliari, pur importanti nelle aree tropicali, nei nostri territori sono sempre risultati di lieve identità, molto più gravi gli attacchi ai tuberi in prossimità della raccolta. La deposizione direttamente sui tuberi avviene quando, ad esempio, la parte aerea inizia a dissecare precocemente o i tuberi affiorano dal terreno e/o il terreno presenta delle crepe. Questi attacchi spesso non sono immediatamente visibili al momento della raccolta, ma la presenza di uova e larve di piccole dimensioni, può portare all’estensione dell’attacco durante la fase di immagazzinamento e alla successiva amplificazione dei danni specialmente se i tuberi sono conservati a temperatura ambiente.
In Italia l’insetto compie da 6 a 8 generazioni all’anno, di cui le ultime possono svolgersi in magazzino. Il primo volo si verifica all’inizio della primavera, fra aprile e maggio, quando le temperature medie giornaliere raggiungono i 10-13 °C. I successivi voli, se le condizioni climatiche sono favorevoli, si susseguono fino a novembre o dicembre. Dopo l’accoppiamento la tignola depone le uova, isolate o in piccoli gruppetti. Le uova deposte sulle foglie sono concentrate nei punti di divaricazione delle nervature o all’ascella dei piccioli mentre, quando depone sui tuberi, la tignola predilige gli avvallamenti e le screpolature dell’epidermide. Il periodo di ovideposizione è relativamente breve e varia da 2-3 giorni in estate fino a 5-7 giorni in autunno. Un forte deterrente per la deposizione delle uova e la sopravvivenza delle larve sono le superfici bagnate dalla pioggia o dall’irrigazione. Se la larva neonata attacca la parte aerea penetra nella foglia e vi scava una stretta galleria filiforme che poi evolve in una camera a contorno irregolare definita mina. Quando la larva sguscia da un uovo che è stato deposto direttamente sul tubero, vi penetra e scava una serie di gallerie più o meno superficiali. In caso di forti infestazioni è possibile trovare all’interno del tubero alcune decine di larve in gallerie non comunicanti tra di loro. Una volta giunta a maturità la larva di tignola si porta all’esterno del tubero o della foglia e si incrisalida. Durante il periodo estivo l’intero ciclo da uovo ad adulto si svolge mediamente nell’arco di 20-30 giorni ma, nella stagione sfavorevole, tale durata può raggiungere anche i 5 mesi. Nei mesi invernali, con temperature prevalentemente al di sotto degli 11-13 °C, lo sviluppo della tignola si arresta. La sopravvivenza di uova e larve entro i tuberi rimasti in campo o delle pupe nel terreno, si riduce drasticamente negli inverni con temperature costantemente rigidi mentre viene favorita da inverni miti o dall’alternanza di brevi periodi di freddo (fino a –5 °C) con periodi più caldi. Anche le condizioni di temperatura all’interno dei magazzini di conservazione non refrigerati favoriscono lo svernamento delle larve entro i tuberi, delle crisalidi tra le casse o tra le fessure del pavimento e dei muri. potato_tuberworm02
Attualmente il controllo delle infestazioni di tignola non può prescindere dalla difesa chimica ma esistono scarse informazioni sull’effettiva efficacia dei prodotti registrati sulla coltura. Per realizzare la difesa e valutare l’incidenza degli attacchi di tignola è importante il monitoraggio di campo che va realizzato impiegando le apposite trappole a feromoni sessuale. La raccomandazione è di installare almeno due trappole per appezzamento, a partire da aprile ed eseguire i controlli settimanali. Le informazioni ottenute con le trappole a feromoni o tramite il controllo della presenza di mine sulle foglie e sui culmi permettono di individuare i periodi di reale presenza dell’insetto in campo, il raggiungimento del picco di volo e quindi della massima attività di ovideposizione e di seguire l’evoluzione anche numerica delle diverse generazioni. Per l’individuazione del corretto momento di applicazione degli interventi, e in generale di una corretta strategia di lotta, sarebbero necessarie conoscenze più precisi sul ciclo e sulla fenologia della tignola nei nostri ambienti, come ad esempio la modalità di svernamento, le piante ospiti spontanee, i fattori di mortalità durante l’inverno ecc. La difesa chimica però deve necessariamente essere completata da tecniche agronomiche che evitino la formazione di focolai di infestazione in campo. Durante l’intera stagione occorre cercare di creare condizioni favorevoli allo sviluppo del fitofago ed impedire alle femmine di deporre le uova direttamente sui tuberi. Quelli esposti o vicini alla superficie, infatti, sono ad alto rischio di venire attaccati dalla tignola e si deve fare di tutto il possibile per mantenerli coperti con almeno 5 cm di terreno. potato_tuberworm01
L’esplosione del problema tignola nella nostra regione e nel Nord Italia ha creato gravi problema ai produttori e preoccupazione negli organismi ed enti preposti alla gestione della difesa. Per evitare di impostare strategie di difesa irrazionali, spesso sovradimensionate, e carenti di informazioni precise sulla reale efficacia degli interventi, è necessario affrontare uno studio interdisciplinare che imposti la lotta contro la tignola su basi scientifiche compatibili con i requisiti della produzione integrata. Per raggiungere questi obiettivi è quindi necessario approfondire gli studi sugli aspetti legati alla biologia, ecologia e fenologia dell’insetto. Già da alcuni anni è stato messo un piano di monitoraggio esteso e buona parte dell’areale di coltivazione della patata. Le informazioni ottenute con il monitoraggio contribuiscono a stimare il grado di rischio durante le fasi di pre-raccolta e raccolta, in modo da poter intervenire tempestivamente alla protezione della coltura. In particolare le attività di ricerca saranno incentrate sullo studio della fenologia dell’insetto, sulle sue più comuni modalità di svernamento in campo e sulla sue più comuni modalità di svernamento in campo e sulla definizione delle strategie di difesa. E’ inoltre previsto di proseguire l’attività, già in precedenza avviata, di monitoraggio delle popolazione del fitofago nelle principali aree pataticole regionali. Questo monitoraggio servirà non solo a comprendere la diffusione e l’infestazione sul territorio, ma anche a predisporre mappe di rischio fitosanitario su scala regionale, per individuare le aree produttive a maggior rischio di danno. L’attività, contribuirà a mantenere attivo un aggiornamento continuo sull’evoluzione della problematica nelle diverse aree, consentendo di individuare eventuali correlazioni fra le catture nelle trappole a feromoni ed i danni rilevati sui tuberi. Anche in questo caso l’obiettivo è la predisposizione di mappe a rischio fitosanitario che individuino di volta in volta le aree con maggior rischio di infestazione. Per concludere, le infestazioni di tignola possono essere ostacolate con interventi di carattere agronomico:

– utilizzare tuberi-seme sani e certificati ai sensi della normativa fitosanitaria vigente;
– effettuare ampie rotazioni che escludano per qualche anno le solanacee;
– impiegare varietà precoci e a tuberificazione profonda;
– trapiantare a 8-10 cm di profondità;
– eseguire frequenti rincalzature;
– mantenere un adeguata umidità del suolo e prevenire la formazione di crepe nel terreno;
– non ritardare la raccolta oltre alla maturazione agronomica del prodotto;
– distruggere immediatamente i residui colturali;
– trasportare tempestivamente i tuberi nei locali di conservazione;
– proteggere tutte le aperture dei locali di conservazione con reti anti-insetto, a maglie di piccole dimensioni;
– effettuare periodicamente un accurata disinfezione dei locali adibiti allo stoccaggio dei tuberi;
– mantenere la temperatura dei magazzini al di sotto dei 10 °C.
potato_tuberworm04
Fonte: Il Gazzettino della Patata n 2 pag. 35-42
Autori: Alda Butturini, Massimo Bariselli, Grazia Tommasini