La patata (Solanum tuberosum), pianta erbacea della famiglia Solanacea, è originaria dell’America meridionale, più precisamente della regione delle Ande, dove era coltivata nel periodo precolombiano, probabilmente oltre duemila anni prima della Conquista. Sugli altopiani delle Ande, dalla Colombia al Cile, fino ai 4600-4900 m s.l.m., crescono molte specie del genere Solanum, tra di esse il S. andigenum, ed infine il S. tuberosum, la nostra patata.
Il S. andigenum era distribuito sulle Ande, dall’attuale Colombia fino a nord dell’odierna Argentina, a un altitudine di 2400 m s.l.m. Invece il S. tuberosum era distribuito nell’attuale Cile fino a sud, nell’isola di Chiloè. Come la patata andina abbia raggiunto l’area cilena è ancora oggetto di discussione. Non c’è dubbio invece che la storia della patata è legata alla coltura inca. Gli Inca hanno il primato di aver raggiunto livelli altissimi in tutti i campi, principalmente nell’agricoltura e nelle tecniche di produzione e, per primi, hanno messo a punto di disidratazione della patata al fine di conservare il prodotto in condizioni estreme.

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Lunga, complessa e non completamente chiarita è la vicenda dell’introduzione, e soprattutto della diffusione della patata in Europa. Dall’America meridionale la patata arriva in Europa soltanto alcuni decenni dopo la sua scoperta, e con ogni probabilità solo dopo aver raggiunto un porto dell’Atlantico. Inizialmente la patata approda in Spagna, precisamente in Siviglia, tra il 1560-64, per poi passare nel Portogallo e quindi a Madrid alla fine del secolo.
In Italia, importata dagli spagnoli, la patata arriva nel 1564-65 ed è presente negli orti botanici di Padova e di Verona. A fine settecento tutte le accademie agrarie del Veneto ne raccomandano la coltivazione, che avviene soltanto in via sperimentale. Pur essendo introdotta nel vitto delle guarigioni austriache, la patata fino al 1830-40 è usata esclusivamente come alimento per gli animali. Nel Seicento le patate sono ancora una curiosità botanica e il granduca Ferdinando II de Medici, li fa piantare a Firenze. Sempre nel Seicento la patata è presente a Bologna, nei campi dell’università, dove viene coltivata grazie alle condizioni pedoclimatiche favorevoli. Più in generale, in Italia la coltivazione della patata in misura significativa iniziò a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, chi dice per il friulano Zanon, che nel 1783 raccomandava la coltivazione delle patate per prevenire le carestie.
Nelle isole britanniche la patata arriva direttamente dall’America, in particolare dalla Virginia, nel 1586, e dopo due anni è già coltivata in Irlanda. Nel resto dell’Europa continentale la diffusione e la coltivazione della patata per scopo alimentare e non come curiosità botanica avviene in maniera lenta nel corso dei decenni successivi all’arrivo. Tale lentezza è condizionata dalla diffidenza nei confronti di ciò che cresce sottoterra; si arriva perfino ad affermare che il suo consumo diffonde la lebbra. Avvengono inoltre casi di intossicazione dall’esposizione prolungata dei tuberi alla luce, circostanza che provoca lo sviluppo di sostanze tossiche in questi organi.Dall’Europa la patata si diffonde in tutto il mondo. In Africa la patata viene introdotta per la prima volta nella Guinea meridionale nel 1776. In Asia gli olandesi la portano a Giava e in Giappone nella seconda metà del Seicento. Gli inglesi esportano la patata dapprima in India, e da qui si espande verso il Tibet e verso la Persia.

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In Francia fin dalla fine del Cinquecento la patata è presente negli di alcune zone francesi e nel 1601 viene coltivata a Parigi per scopi scientifici, ma il suo ingresso in cucina è la conseguenza dell’opera di Antoine Parmentier. Quest’ultimo, un agronomo francese, durante la guerra dei sette anni (1756-63) viene fatto prigioniero dai prussiani, dai quali impara ad apprezzare le patate. Rientrato in patria, nel 1786 ottiene dal re Luigi XVI, che usa il fiore di patata come ornamento, il permesso di una coltivazione sperimentale in campo su circa 20 ha. Qualche anno dopo scrive un memorabile elogio della patata.In Prussia, il re Federico II (immagine sotto) riconosce il potenziale nutritivo del tubero e tra il 1744-45 realizzò una immensa campagna di distribuzione gratuita su tutto il territorio prussiano. Si narra che per indurre i contadini a coltivare la patata, e soprattutto a utilizzarla nell’alimentazione, abbia usato lo stratagemma di far sorvegliare i campi in modo molto evidente, spargendo la voce che si trattava di una coltivazione speciale e preziosa alla sua corte, ma lasciando di notte le coltivazioni completamente sguarnite in modo da favorirne il furto da parte dei contadini, che così erano indotti a coltivare e a utilizzare come cibo le patate.

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Un altro paese rilevante è l’Irlanda, dove le piccole e poverissime aziende agricole usarono la patata come fonte primaria. Tuttavia, quando a metà Ottocento la peronospora (Phytophtora infestans) distrusse gran parte delle coltivazioni, verificò una terribile carestia (1845-52), tristemente nota come “Great Famine”, che indusse molta parte della popolazione irlandese a emigrare verso l’America settentrionale. Ciò accadde perché, con l’ammodernamento della navigazione, i tempi di percorrenza delle navi che trasportarono le patate subirono una sensibile riduzione, e ciò ebbe l’effetto di conservare in vita il micelio della peronospora, che in precedenza soccombeva ai lunghi trasferimenti.
Oggigiorno, la patata insieme a frumento, riso e mais rappresenta una delle quattro più importanti risorse per la nutrizione dell’umanità. La crescita mondiale della sua produzione è elevata, concentrata nei paesi a più alto sviluppo demografico ed economico, ma con scarsa dotazione di terra coltivabile, tra cui Cina, India e Indonesia. E’ nei paesi europei, tuttavia, che la ricerca e lo sviluppo della coltura hanno raggiunto i livelli più elevati, in termini sia di quantità che di qualità. In Europa il paese guida è l’Olanda, che ottiene le rese produttive medie più alte in assoluto.

Fonte: La patata, Coltura & Cultura di Renzo Angelini, pag. 22-29

Autore: Giovanni Ballarini